Al secondo album, i fratellini inglesi Guy e Howard Lawrence si sono già montati la testa, ritenendosi pronti per aggiungere il tocco d'autore alla deep house riportata ferocemente in auge con il precedente Settle, successo clamoroso del 2013 che ha rilanciato la puntuale opera di revisionismo di sonorità passate aggiornate a un nuovo presente. Ma il duo, conosciuto come Disclosure, si contraddistingue per una bravura tale da rasentare l'antipatia, e questo Caracal mette le cose in chiaro fin dall'apertura, Nocturnal, un brano che porta il sapore di un editto per la direzione del disco, che passa dalla tipica produzione elettronica-house con aggiunti vocali a un vero e proprio album pop. L'atmosfera è già definita nel primo minuto, con un sound che richiama una grande metropoli, luci, belle donne, drink sofisticati. Pensate alla musica di preparazione che mettete su mentre cercate gli abbinamenti e i colori giusti e avete già una idea. Il ritmo rispetto al precedente disco vengono rallentati e dilatati per questo passaggio dalla dance all'edonismo contemplativo. Il groove e il cantato (al microfono The Weeknd) sono inequivocabilmente black, mi sembra quasi di intravedere la sagoma di Michael Jackson, per poco. La produzione chirurgica e cristallina è degna di producer consumati, quando in realtà stiamo parlando di due ventenni con relativa esperienza nel settore, davvero incredibile.

La lista di collaborazioni è stellare per il semplice fatto che, come detto, il precedente disco è stato un trionfo e tutti vogliono cantare per i Lawrence. Non stupisce quindi trovare Sam Smith ficatissimo in Omen, lo stesso cantante che di lì a poco (siamo nel 2015) si beccherà un Oscar per il suo brano scritto per la colonna sonora del film Spectre, ma questa è un'altra storia. Le coordinate di Caracal cambiano poco e nulla, Holding On ci fa scendere le scale verso i piani più bassi del club, dove si balla una garage cantata e tirata a lucido dal jazzista Gregory Porter. Tutto davvero bellissimo e pulitissimo, non a caso parliamo anche del singolo. La fila di vocalist è bella lunga e come al solito non mancano all'appello gli esponenti più promettenti del mercato indie. Lorde è splendida e sexy in Magnets, aperta in ritmica tribale hyper rallentata e synth storpiati e trascinati fino al paradosso. Si sente abbastanza l'influenza del sound design del precedente album, ma come detto il nuovo territorio da battere è quello del pop, come dimostra il solido refrain. Strusciate pesanti e drink di alta qualità anche in Superego, cantata da Nao, schema black che più black non si può, mentre in Jaded afferra il microfono addirittura uno dei fratelli, con ottimi risultati.

Il viaggio si conclude con Masterpiece, brano dal titolo modestissimo che sembra addirittura tornare indietro di due decadi, si fa fatica a osservare i contorni di una produzione moderna. La versione Deluxe aggiunge tre brani aggiuntivi: Molecules, Moving Mountains e Afterthought. Caracal segna il passaggio del duo nel territorio della pop music black, con venature soul e funky ma senza scordare lo stretto legame con la deep house rivista e origini Djing ed elettroniche. Si tratta di un cocktail seducente, un sound molto sofisticato e pieno di personalità, che magari farà storcere la bocca a chi intravede i prodromi di una svendita al mainstream, ma il disco, passato il disorientamento iniziale è sì meno ballabile ma indubbiamente più maturo, lucido e mirato del precedente, e si fa ascoltare che è un piacere. L'unica critica è che mancano idee forti in questa celebrazione stilistica da passerella, e forse anche un po' di divertimento, il pericolo di prendersi troppo sul serio è sempre dietro l'angolo in queste occasioni, specie per due giovanissimi che incidono con una mentalità di chi possiede il doppio del loro anni. Ma il talento c'è, sono curioso di vedere il prossimo passo di questo promettente progetto Disclosure.

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