Dopo essersi lasciati alle spalle alcuni buoni lavori, l’Ep d’esordio e altri due Lp intitolati “Cranial Impalement” e “She Lay Gutted”, nel 2002 questi quattro californiani danno alla luce la loro terza fatica. Ci tengo a precisare il loro paese di origine perché sul pianeta terra ci sono ben altri tre gruppi omonimi (i Disgorge australiani, quelli svedesi e, più famosi, quelli messicani dediti al Grin Gore).

La proposta di questo disco è quella di un Brutal Death metal serratissimo e privo di una qualsiasi distinguibile melodia. Le velocità sostenute dal batterista sono assolutamente disumane e, cosa più importante, senza sosta alcuna: le nove tracce sono tutte velocissime e rette da continui blast beat assolutamente devastanti. Il cantante è assolutamente ineccepibile: growling profondo ma non ridicolo e soprattutto molto longevo e duraturo. Ma il punto forte dei Disgorge sono senza dubbio il bassista e il chitarrista, entrambi svolgono un lavoro perfetto; riff complicatissimi e di una potenza incredibile sono la struttura di queste canzoni, che mettono a dura prova la bravura degli esecutori. Ma le pecche non tardano ad arrivare: la tecnica è ottima, eccellente, a livello dei Cryptopsy (avete un’idea di cosa voglia dire?), ma i Disgorge si sono voluti spingere troppo in là. Il disco eccede in estremismo e, per quanto i compositori abbiano di sicuro messo qualcosa di loro, l’innovazione non si sente. Credo che un genere come il Brutal si possa estremizzare ancora di più solo con la sperimentazione, mentre i nostri hanno tentato di portarlo verso nuovi orizzonti senza cambiare una virgola delle vecchie strutture e limitandosi ad esasperarle: il classico Brutal viene quindi deformato e portato alle sue estreme conseguenze, ma non c’è un vero cambiamento. Le accordature sono troppo basse, il sound risulta perciò esageratamente violento e pesante mettendo a dura prova anche un ascoltatore dallo stomaco forte: arrivare alla fine del cd è veramente difficile, perfino i testi sono lunghissimi e dal significato criptico (anche se per fortuna hanno abbandonato le pagliacciate splatter).

Le canzoni sono monolitiche, un’orgia di riff intricati che sembrano non incastrarsi molto bene, anzi, sono molto slegati tra di loro. Insomma il disco risulta un’accozzaglia di tecnicaglie e virtuosismi assortiti che formano pezzi assolutamente indigeribili e soffocanti, il parossismo del Death metal. I membri hanno un talento non indifferente (ci sono continui scambi con i membri dei Deeds Of Flesh, altra grande band californiana )e sono io il primo ad inchinarmi di fronte ai lavori estremi: ma quel che è troppo è troppo. Un disco eccessivo e massacrante che riceve questo voto solamente in virtù del fatto che per scrivere tracce di simile difficoltà avranno speso tempo e sudato tanto nell’eseguirle.

Elenco tracce e video

01   Demise of the Trinity (03:24)

02   Perverse Manifestation (04:29)

03   Manipulation of Faith (03:11)

04   Consecrating the Reviled (02:36)

05   Indulging Dismemberment (Of a Mutilating Breed) (02:54)

06   Consume the Forsaken (03:38)

07   Dissecting Thee Apostles (01:45)

08   Denied Existence (03:51)

09   Divine Suffering (04:44)

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