Per introdurre questo genio del nostro tempo di cui ancora su DeB attendiamo recensioni propongo questa intervista pubblicata sul libro Clubspotting 3. 0 a cura del sottoscritto e di Paolo Davoli (traduzione di Matteo Bittanti). ps: in realtà le domande sono tre ma valgono per 5.

Profilo di DJ Spooky: Un artista geniale come pochi. Il suo nome può essere paragonato a quello di maestri conclamati come Dj Shadow, Dj Krush, Coldcut. Astrattismi, scratching, dub, drum'n'bass, hiphop: il suo approccio futuribile ha fatto di lui un remixatore sopraffino, da Luigi Russolo a Xenakis. Sul suo disco "Optometry" potete trovare il matrimonio riuscito tra jazz ed elettronica, ascoltate anche il suo cd mix "Under The Influence" dove mischia con grande acume Sonic Youth, State Of Bengal e Sussan Deyhim. Ha collaborato con musicisti e compositori come Iannis Xenakis, Ryuichi Sakamoto, Butch Morris, Kool Keith a.k.a. Doctor Octagon, Pierre Boulez, Killa Priest from Wu-Tang Clan, Steve Reich, Yoko Ono and Thurston Moore from Sonic Youth. Tra le produzioni più recenti sono da segnalare il suo ultimo libro Rhythm Science e il disco Drums of Death con Dave Lombardo (Slayer), Chuck D. (Public Enemy), Vernon Reid (Living Color), Jack Dangers (Meat Beat Manifesto).

1) Dopo l'esplosione della musica elettronica presso il grande pubblico quali pensate siano gli sviluppi futuri dell'artista elettronico? Si emanciperà sempre di più dalla pista da ballo?
DJ Spooky: "Tutto è collegato. Noi artisti dobbiamo prendere atto che oggi i ragazzini possiedono gli stessi software, gli stessi computer e lo stesso equipaggiamento. Questo, beninteso, è assai positivo, perché ci obbliga a essere sempre ricettivi, a metterci in discussione, ad aggiornare continuamente il nostro stile. C'è fin troppa gente là fuori che pensa di cavarsela con dei Dj set facili e noiosi. Auspico per il futuro maggiore varietà, nei suoni e negli stili. La parola chiave è "creatività" che non vuol dire altro che riflettere davvero su quello che si vuole fare. Io ritengo che la nuova energia verrà dal multimedia, dai mix visuali realizzati dal Dj stesso, non da terzi. Il Dj del futuro controllerà ogni aspetto del suono e dell'immagine. Il "dancefloor" è solo una parte di questo processo, il resto è "ambientale".

2) La figura dell'artista elettronico - soprattutto nella sua dimensione live - ingloba sempre più un tipo di narratività extra musicale (immagini, parole, danza, etc) e si confronta con spazi diversi dal "dancefloor": a volte sono luoghi a forte connotazione sociale (piazze musei gallerie d'arte) a volte con soggettivi e topos narrativi differenti (teatro, film, clips, animazione, videogiochi, etc). Quali sono i motivi che spingono l'artista a confrontarsi con queste dimensioni spazio temporali? E quali i motivi profondi di questo nuovo rapporto?
DJ Spooky: Tutto è in connessione. Oggi non è più possibile, pensare di produrre semplici suoni. La gente sente dei suoni e "pensa". Questa è la cosa più potente del dj'ing?: far ballare e pensare la gente. Il museo è parte integrante di questo fenomeno e lo stesso vale per la galleria d'arte. Tutto sarà collegato in modo da sfruttare il massimo delle potenzialità di ogni medium: videogames caratterizzati da soundtrack d'autore (l'esempio più recente è "Chaos Theory" di Amon Tobin, la colonna sonora dell'ultimo episodio di Tom Clancy: Splinter Cell), videogames con componenti online per facilitare i processi di socializzazione umana (come Star Wars Galaxies di LucasArts, un esempio di MMORPG, o "massively multiplayer online role-playing game") e altro ancora. Ci sarà sempre più gente che ama questo stile ibrido e che comincerà ad andare nei night clubs, aspettandosi di trovare le stesse cose, ma in una dimensione di party. E il mio compito è quello di rendere la gente consapevole dei collegamenti che sussistono tra le cose, rendere il processo più dinamico e interagente. I Dj dovrebbero cominciare a dirigere film e spot, creare campagne pubblicitarie e impegnarsi nel settore del design... E poi c'è sempre la "cosa artistica": i remix possono essere una forma di scultura, DNA o architettura... Perché no?

3) Il tempo è la dimensione del suono lineare, seguibile, inseguibile, è quindi una costruzione per sequenze, ritorni, patterns macro evidenti, più fisicamente esposti, più nitidamente e identitariamente collocabili.
DJ Spooky: Non ci sono limiti al modo in cui la gente consuma musica. Io la vedo così: mixi un CD e lo dai a un tuo amico. Lui lo copia e lo distribuisce agli amici. Questi lo mettono in rete, aggiungono/tolgono files e altri cominciano a remixarlo. Poi altra gente lo scarica dalla rete e lo remixa a sua volta. Un loop continuo di cui non hai alcun controllo. Ma va bene così. Questo ti costringe a essere sempre e comunque creativo. Per realizzare nuovo materiale ci vuole tempo; ma il tempo scorre in modo differente nei nightclub. È disperso. Succede lo stesso nei mix, nei file, nei siti internet e nelle list-serv dei programmi "peer-to-peer". La gente scopre cose e ne parla con altri. Ed è proprio questo che consente alla cultura di evolvere.

Carico i commenti... con calma