Django Reinhardt nacque nel 1910 a Liberchies (Belgio) e morì giovane nel 1953 a Samois Sur Seine (Francia).

Nacque in una famiglia di etnia "sinti" oggi volgarmente chiamati zingari. Secondo alcune fonti tale etnia è chiamata Manouches o Manus in Francia.

All'età di soli 18 anni subì un grave incidente in seguito ad un incendio che distrusse la sua roulotte (la sua casa) e rimase gravemente offeso alla mano sinistra e ad una gamba tanto che, per scongiurare una cancrena, fu consigliabile procedere con un'amputazione ma Django rifiutò e questo suo rifiuto, unito al rifiuto di consultare in futuro un medico, di farsi visitare e curare, sarà la causa della sua morte prematura.

Django, però, aveva forse delle buone ragioni per rifiutare visto che divenne, negli anni successivi, uno dei più straordinari chitarristi di tutti i tempi. Volutamente, non scrivo chitarristi-jazz perchè lo trovo riduttivo. Avrebbe potuto suonare qualsiasi cosa, qualsiasi genere, SU qualsiasi genere, ricamandoci sopra (l'improvvisazione su qualsiasi brano sarà un'altra delle sue peculiarità, la sua versione di "Brasil" brano che dà quasi la nausea per quante volte l'abbiam sentita, fatta da lui diventa un capolavoro).

Fu proprio a causa dell'incidente che iniziò a suonare la chitarra pur avendo la sinistra menomata ma proprio per questo motivo sviluppò una tecnica particolarissima, un tocco, un modo di suonare che farà scuola, che avrà molti estimatori, una tecnica che verrà imitata o solo in parte ripresa da tanti grandi chitarristi in futuro ma nessuno lo eguaglierà mai.

Django era un genio, un talento eccezionale, penso che uomini così, in qualsiasi campo e in tutto il mondo, ne nascano uno ogni X anni anche perchè bisogna tener conto che Django non solo non aveva studiato musica tanto da chiedere un giorno cosa fosse una scala musicale, visto che tra i suoi colleghi musicisti proprio di scale musicali si stesse disquisendo ma era anche totalmente analfabeta, imparò a malapena a scrivere il suo nome per firmare gli autografi.

Jazz in Paris è una raccolta. Contiene alcuni suoi brani celebri, l'acquistai molti anni fa, è l'unico disco che ho di lui ma ogni tanto lo sento ancora.

I brani musicali di questa raccolta hanno un che di magico, non riesco a trovare un aggettivo ad hoc (già "magico" mi sembra retorico ma tant'è) ...di pulito ...di perfetto (peggio che magico, cos'è la perfezione?) ma sì insomma, trattasi di melodie squisite, sobrie, eleganti, raffinate, semplici (e credetemi - oggi la retorica mi pressa - non è affatto semplice essere semplici). Musica in scioltezza, in sur-place, suonata ad occhi chiusi senza spartiti, un team di musicisti formidabile ma poi arriva lui, a volte in sottofondo, a volte in primo piano. Lui e la sua chitarra, lui e le sue "scale" ma quelle di Django non erano musicali erano starways to heaven. In un amen ti accorgi che ha già suonato una decina di note e non sai da dove vengano, partono tornano indietro ti girano intorno ti fanno il solletico oppure esplodono come fuochi d'artificio che non sai dove guardare non sai dove ascoltare.

Il genio e la sua urgenza di suonare.

Grazie Django.




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