"Il jazz è la mia amante" (Duke Ellington)

La sigla Doctor 3 cela uno dei trii italiani più importanti, costituito da Danilo Rea (pianoforte), Fabrizio Sferra (batteria) ed Enzo Pietropaoli (contrabbasso), tutti esponenti di primo piano del panorama jazz italiano. La formazione è nata nel 1997 in occasione del loro primo lavoro discografico, "The Tales of Doctor 3" (miglior disco italiano dell'anno per Musica Jazz). Negli anni a seguire il trio ha progressivamente consolidato l'affiatamento artistico ed umano dei suoi componenti, proponendosi con continuità dal vivo e realizzando dischi caratterizzati dalla capacità di effettuare viaggi musicali ai confini del jazz.

Il progetto musicale dei Doctor 3, infatti, consiste nel riprendere in chiave jazz melodie ad esso apparentemente estranee, dimostrando che è possibile ampliare a dismisura i materiali musicali che in questo modo possono essere riletti e trasfigurati. Andare oltre gli standards e crearne di nuovi potrebbe essere il loro motto. Volete una prova? Il doppio cd "Winter Tales" (Via Veneto Jazz- 2003 - 19 €), testimonianza del live tenuto dal trio ad Umbria Jazz nel dicembre del 2002, ne fornisce a bizzeffe.

La musica di Piero Mascagni ("Intermezzo Cavalleria Rusticana") apre l'album, ma è solo l'inizio. Il trio, difatti, affronta brani scritti da Sting ("Wrapped around your finger", "Shape of my heart", "Ghost Story"), Tom Waits ("Barcarolle"), Carole King ("You've got a friend"), Beatles ("Come Together", "Honey Pie") e perfino Red Hot Chili Peppers ("Porcelain"). Accanto al rock ritroviamo anche pezzi storici della canzone italiana, come "Piove" di Domenico Modugno, e non mancano alcuni classici senza tempo quali "Summertime" di George Gershwin e "Caravan" di Duke Ellington.

Melodie piacevoli, tra loro distanti, che riescono a trovare il loro comune denominatore nelle esecuzioni dei Doctor 3. I temi dei brani proposti mantengono inizialmente la loro identità, per poi perdersi progressivamente e con naturalezza in dinamiche improvvisazioni. Fattore non trascurabile, infine, è il fatto che la registrazione mantiene tutto il calore caratteristico di un'esecuzione dal vivo. In definitiva, il materiale di base per divertirsi c'è, così come la classe cristallina di questi tre musicisti che riescono ad essere ora pirotecnici, ora accattivanti, intonando una musica fluida, molto godibile, ricca di creatività. Un buon lavoro, che può a mio parere essere apprezzato anche da chi è totalmente alieno al jazz. Potrebbe rappresentare, invero, una buona occasione per avvicinarsi a questa musica e magari farla diventare pian piano una delle vostre amanti.

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