Che lo spirito di Domenico Modugno possa perdonarmi, visto che sto per dare 3 misere stellette ad un suo album, per quanto trattasi di un'antologia.

Allora, andiamo per grado. Le antologie di Modugno sono innumerevoli, alcune di classe sopraffina (da citare, almeno, "La Storia" della RTI del 1994 e quella del 2008 distribuito meritoriamente dalla Rai col titolo "Mr Volare!" corredata da opportuno DVD), alcune scialbe, anonime, da supermercato, da autogrill, e io di queste ne ho una copia, e trattasi proprio di questo "Tutto Modugno", anch'esso uscito nel 2008, ma distribuito dalla Rhino, che, va detto, ne avesse mai azzeccata una.

Ora, già avere l'ardire di stipare l'opera di Modugno 1956-1964 in soli 2 CD è folle, vista la mole impressionante di canzoni che fece uscire in quegli 8 anni, i suoi migliori. Pero', va detto che almeno il periodo più decadente di Modugno, e cioè quello degli anni '70, che tolta "La lontananza" (che già non era al livello delle sue cose precedenti), ha visto il cantautore pugliese incidere robaccia tipo "Piange il telefono", "Il vecchietto" e "Il maestro di violino", è stato opportunamente eluso. Ottimo, solo questo vale 1 punto, o forse 2, in più.

Dunque concentriamoci sull'opera da autogrill (e infatti proprio lì, all'autogrill di Modena lo comperai) e leggiamo velocemente la tracklist.

Apparentemente c'è tutto, "Nel blu dipinto di blu", "La donna riccia", "Io, mammeta e tu", "Lazzarella", "Pasqualino Marajà", "Vecchio frack", "Piove", "Tre briganti e tre somari", "Selene", "Stasera pago io", "Tu 'si na cosa grande", solo per citare le più famose. Oddio, qualche mancanza c'è, ma sono dettagli. E, cosa ancora più lodevole, sono tutti originali, nessun brano ri-arrangiato magari negli anni '80 o giù di lì. Poi vabbè l'ordine non è cronologico, e non è una cosetta da niente visto che l'evoluzione musicale di Modugno prevede anche una certa linearità temporale. Non si può pretendere troppo, in fondo sono sempre all'autogrill e sto spendendo 10 euro. Costano più il panino e la Coca, diciamocelo.

Pero', e qui non transigo, non si può, nemmeno nel 2008, dare in pasto al pubblico un'antologia non opportunamente rimasterizzata. Le canzoni sono vecchie, i dischi da cui sono tratte pure, e sentire il fruscio di un 45 giri (che poi, magari fosse il fruscio di un 45 giri) con la voce che va e viene, l'audio che da mono passa a stereo, senza motivo, nella stessa canzone e un senso di sciatteria diffusa evidente (la quinta traccia del primo CD, "Nisciuno po' sapè", potrebbe spaccare i timpani di un elefante qualora non si venisse avvertiti, mentre la successiva ha un volume che sarebbe più adatto per una visita dall'otorino per capire se uno riesce ancora a percepire il più flebile suono). Ecco, davanti a tanto poco rispetto nei confronti dell'ascoltatore m'incazzo.

Poi non ditemi, e vabbè, è roba da autogrill, perchè posso pure soprassedere nel caso di prodotto anonimo e packaging da tre soldi (cosa che è in effetti), pero' appunto amen, ma non che sia dato alle masse un prodotto imbarazzante dal punto di vista sonoro come se stessimo ancora alle musicassette degli anni '90. Che poi, nostalgia a pacchi per quell'epoca.

Onde evitare fraintendimenti, Modugno lo considero un genio.

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