Otto perle di infinita bellezza sono le canzoni contenute in questo riuscitissimo debutto dei nostrani Domina Noctis, band circolante nell'underground italiano da un po' di anni a questa parte che ha all'attivo ben due demo tape.
Cullanti note malinconiche ci trasportano in paesaggi notturni, in una dimensione onirica difficilmente raggiungibile ascoltando altri gruppi dediti a questa sorta di sonorità. Per questo motivo trovo ingiusto che la critica paragoni i sorprendenti Domina Noctis con i ben più noti - ma mediocri - Lacuna Coil; "Nocturnalight" è piuttosto un rimando ai The Gahering del periodo "Nighttime birds", non tanto per la voce femminile, quanto per le atmosfere e i paesaggi notturni che questo riesce ad evocare, la classe e la creatività che il gruppo dimostra di avere. Innanzitutto ci sono delle differenze basilari: i nostri non fanno uso dell'abusata alternanza voce maschile - femminile, adattando le composizioni per la sola voce di Edera. Una forte timbrica vocale ed una grande espressività che ammaliano ed emozionano senza mai annoiare o risultare stucchevoli.
Se al primo ascolto il paragone che sembra calzare è proprio quello con Cristina Scabbia, dopo avere analizzato meglio l'intera opera ci si accorge che le due frontwoman sono molto distanti, non tanto nello stile, quanto nel carattere. Ed è proprio dalla personalità di Edera che nascono i testi di quest'opera, un tributo a colei che è, appunto, padrona della notte: la luna. Una forte simbiosi con la natura è quello che riesce a trasmettere ad esempio l'opener "Shades of dark and light", canzone che mette subito in risalto le buone doti di tutti i componenti e che emana una dolce malinconia autunnale, riscontrabile anche nelle altre tracce. Ottime la chitarra di Asher (compositore del gruppo) e le tastiere di Erik, mai banali e integrate perfettamente con il resto della sezione ritmica che disegna passaggi ora prog, ora heavy, ora dark. Una sezione ritmica ben lontana dalla sfiancante piattezza e ripetitività che in molte canzoni attanaglia i sopraccitati colleghi, spesso autori di passaggi indigesti (potrei citare un'infinità di canzoni che non fanno che ripetere alla noia la solita struttura piena di ritornelli "catchy") i quali hanno nella voce femminile il solo punto di forza. Viene da chiedersi se, senza Cristina Scabbia, i Lacuna Coil varrebbero davvero qualcosa.
Questo è un album gotico poichè, lungi dalla plastificazione delle "opere" moderne del genere, centra perfettamente l'obbiettivo che qualsiasi band dedita a questo genere dovrebbe prefissarsi: la capacità di trasmettere emozioni profonde, di creare un luogo di fuga nella quale la nostra mente possa vibrarsi al di sopra delle nuvole in un volo solitario, un volo a cui nessuno vorrebbe mai porre fine. Questo "Nocturnalight" si erge maestoso tra le mille - inutili - uscite del genere, quasi ponendosi a dei livelli che solo grandi gruppi come The Gathering e Theatre Of Tragedy hanno raggiunto.
Non mi stupisce certo il fatto che la critica gli abbia affibbiato questo paragone stretto, ma, sicuramente, ciò vuole dire fare cattiva informazione. Ci si domanda poi come mai i gruppi italiani non godano di una buona reputazione…
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