Perché recensire un disco dei Domine, band italiana all’attivo già da due decenni, e in particolare questo “Emperor Of The Black Runes”? Già dal titolo “Imperatore delle Rune Nere” può sembrare che i Domine siano una delle tante band power senza personalità e uguale a tante altre. In effetti hanno molte caratteristiche che potrebbero farlo pensare, la copertina ad esempio (questa raffigura Elric con la sua spada Stormbringer); i testi, incentrati per di più su cavalieri, foreste incantate, spade e guerrieri, temi ormai troppo consueti e stantii.
La struttura del disco, il quale inizia con un intro che sfocia in un secondo brano velocissimo a cui seguono cavalcate, brani più lenti, composizioni lunghe e articolate, brani più tirati e per finire l’ultima ballata. E allora perché scegliere i Domine? Innanzi tutto riescono ad emozionare, a smuovere ogni volta l’ascoltatore; il loro stile diretto, il loro metal puro, tutti i musicisti, che in questo disco riescono a mostrare la loro immensa tecnica e fantasia, la voce forte, intensa e aguzza di Morby, riescono a creare un sound originale, singolare e meraviglioso. Anche la produzione, anche se in alcuni tratti può risultare fin troppo ottavata, riesce a potenziare il suono della band e a renderlo ancora più diretto.

Come tradizione l’inizio del disco è affidato ad una maestosa intro (“Overture Mortale”), un ottimo riarrangiamento di un’aria del Don Giovanni di Mozart, che prepara le nostre orecchie ad atmosfere epiche e potenti. Nonché dopo neanche due minuti le chitarre irrompono spedite in un riff molto aggressivo. “Battle Gods” è un brano molto veloce e trascinante, sorretto da una doppia cassa folgorante.
Due grida di Morby, che posso definire tranquillamente il migliore cantante della scena italiana, lasciano spazio ad una stupenda galoppata “Arioch, The Caos Star”, brano dedicato ad Arioch, la stella del caos cosmico. Bellissimo il chorus e bravissimo Morby che ci delizia con un cantato tagliente e grandioso che riflette pienamente l’odio e la malvagità di Arioch.
Ora, è giunto il momento di “The Aquilonia Suite”, suite divisa in sei parti, che riprende la melodia della colonna sonora dell’ottimo film “Conan il barbaro” superbamente riarrangiata da un Enrico Paoli notevolmente ispirato. Superba anche la prova di tutto il gruppo, dalla batteria di Stefano che sostiene saldamente il brano con ritmiche molto battagliere alle eccellenti partiture della tastiera di Iacono, e naturalmente l’interpretazione vocale di Morby. Un inizio lento glorioso ci trasporta nelle lontane terre del nord, di colpo il ritmo cambia, e si susseguono senza sosta strofe crescenti e veementi, strumentalizzazioni eccelse e un ritornello al limite dell’epicità e della liricità; sono chiaramente udibili le autocelebrazioni nei maestosi cori inneggianti “Ave Domine! Ave Domine”.
Un’ottima linea di piano seguita da un arpeggio di Enrico, creano subito un’atmosfera fantasiosa e cavalleresca. “The Prince In The Scarlet Robe” inizia come una ballata, poi diviene più epica ed eroica nel chorus e più imponente nelle strofe, sorrette da un organo e da una chitarra molto diretti (come nell’intero cd). Molto bella la parte strumentale, creativa e fantasiosa.
Con “Icarus Ascending” la band toscana realizza sicuramente una buona prova, eccezionali le parti vocali che sfociano in un memorabile ritornello, che punta come Icaro a restare alto nel cielo.
“The song of the swords” inizia con il suono di una spada sguainata, poi è la volta della lama di Enrico Paoli, forse la lama più affilata di tutte, la quale ci regala un riff e un assolo incancellabili, meravigliosi (durante la canzone si può scorgere lo scontro delle due spade Stormbringer e Mournblade). Molto tagliente, perciò molto indicata, come sempre, l’ugola di Morby.
“The Sun of The New Season” è un brano molto articolato e complesso, che vede Morby cantare con Leanan Sidhe dei Beholder. Due voci così diverse ma così perfette insieme, la prima tagliente, flessibile e appuntita, la seconda più dolce e affascinante. La suite infatti è molto particolare nelle atmosfere sognanti, magiche e negli spunti strumentali davvero raffinati e ambiziosi.
Segue “True Believer”, un inno, una traccia molto diretta, forte ed emotiva, inarrestabile. Introdotta ancora una volta dagli acuti (bellissimi) di Morby, è un pezzo molto tirato e sinfonico e sicuramente diverrà un nuovo cavallo di battaglia dei Domine.
L’ultima traccia si chiama “The Forest Of Light”, una ballata acustica, forse non all’altezza della media del disco, ma che chiude il disco in maniera molto elegante ed accurata, con un Morby che dimostra d’essere anche molto versatile.

Con questo “Emperor Of The Black Runes” i Domine hanno raggiunto un equilibrio stilistico-artistico perfetto e sono riusciti a creare (come pure negli altri album) un sound deciso e frontale, nonché molto personale. È un album difficile, aggressivo e oscuro, che difficilmente piacerà al primo ascolto. È un capolavoro, un aggregato di maestosità, potenza e sinfonia.
Mi piacciono i Domine perché non hanno paura di esprimersi e sono consci della maturità raggiunta dopo tanti anni, non hanno paura di proporre brani articolati, complessi, ricchi di sfaccettature ed anche un po’ ambiziosi. Sono lontani dalle tendenze, ma riescono comunque ad essere evocativi e magniloquenti.
In sostanza in questo “Emperor of the Black Runes” puoi trovare di tutto, la passione, la creatività, la genialità, la tecnica, la maturità, l’immaginario, la grinta, la potenza, il coraggio… Insomma nella musica dei Domine è racchiuso tutto ciò che rende il Metal una forma espressiva unica e meravigliosa.

“Ave Domine! Ave Domine!”

Elenco tracce e video

01   Overture Mortale (01:09)

02   Battle Gods (Of the Universe) (04:57)

03   Arioch the Chaos Star (05:05)

04   The Aquilonia Suite (10:59)

05   The Prince in the Scarlet Robe (06:51)

06   Icarus Ascending (06:27)

07   The Song of the Swords (05:39)

08   The Sun of the New Season (08:41)

09   True Believer (05:57)

10   The Forest of Light (03:24)

11   Alstar the King (04:51)

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