"H.M.S. Donovan" è uno degli album più particolari ed affascinanti del menestrello scozzese: datato 1971, succede di appena un anno l'eccentrico mix pop rock, glam e celtic folk di "Open Road" e segna un temporaneo ritorno ad un'essenzialità antica ed evocativa. Si tratta di un doppio album di "musica per bambini" composto da incisioni registrate tra il 1968 e il 1971, dedicato alla figlia Astrella Celeste e pubblicato originariamente solo in UK: un prodotto di nicchia quindi, un album autoprodotto, acustico e realizzato quasi per divertimento ma curato nei minimi dettagli, un altro grande successo artistico per Donovan.
"H.M.S." non è il primo album di children music per Philip Donovan Leitch, c'era già stato "For Little Ones", secondo disco del doppio "A Gift From A Flower To A Garden" che, come il suo gemello per adulti "Wear Your Love Like Heaven", era focalizzato su un sound pop-psichedelico molto colorato e ricco di sfumature, "H.M.S. Donovan" invece si muove su coordinate prettamente folk; settantaquattro minuti con canzoni vere e proprie, filastrocche, poesie messe in musica e brani tradizionali che si susseguono senza soluzione di continuità. Donovan si cala alla perfezione nel ruolo di cantastorie, menestrello ed intrattenitore: è nelle sue corde, e la sua voce ha veramente un qualcosa di magnetico ed affascinante che riesce sempre a rapire l'ascoltatore e, nel caso di questo album, trasportarlo in un mondo fantastico ed incantato.
Il primo disco di "H.M.S. Donovan" è composto quasi interamente da poesie, filastrocche e racconti di vari autori musicati ad arte dal menestrello scozzese; il nome più noto è sicuramente quello di Lewis Carrol da cui Donovan riprende due celebri poemetti visionari, "The Walrus And The Carpenter", l'episodio più ambizioso ed indecifrabile di tutto l'album, nove minuti in cui musica, recitazione ed effetti sonori si concatenano in un amalgama enigmatico ed apparentemente destrutturato, ad un primo ascolto spiazzante quasi da apparire come un inutile sperimentalismo, ma più lo si ascolta più si riesce ad apprezzarne la raffinatezza e l'acume con cui Donovan ha saputo rievocare l'atmosfera surreale ed ironica dell'opera letteraria e "Jabberwocky", che diventa un'affascinante versione acustica di "Celtic Rock". "Jabberwocky" è anche un perfetto esempio delle coordinate su cui si muove questa prima tranche di "H.M.S. Donovan": atmosfere acustiche, ipnotiche e rarefatte, dal retrogusto antico e quasi spirituale, riscontrabili anche in episodi come "The Seller Of Stars", "The Little White Road" e "Things To Wear" alternati ad episodi più leggeri come la dolcissima "The Owl And The Pussycat" e l'allegra "Lost Time", alter ego di "Happiness Runs" e filastrocche tra cui spicca la celeberrima "The Star", in cui la voce di Donovan e quella di un bambino si intrecciano alla perfezione e la leggiadria spensierata e bucolica di "Coulter's Candy", "Fishes In Love" e una stupenda "Wynken, Blynken, And Nod".
Il secondo disco invece è appannaggio del solo Donovan: fanno eccezione la tradizionale "Henry Martin", un classico interpretato anche da Joan Baez a cui il cantautore conferisce un'atmosfera inquieta e quasi ossessiva nella sua ripetitività, il celebre inno religioso "Lord Of The Dance", che offre un'interpretazione assolutamente perfetta nella sua semplicità e l'ipnotica "The Song Of The Wandering Aengus", che Angelo Branduardi omaggerà con una cover nel suo "Branduardi Canta Yeats". Nel secondo disco si trovano tutte le canzoni propriamente dette di "H.M.S. Donovan": "Celia Of The Seals", una classica folk song a'la Donovan dal ritmo spigliato ed accattivante arricchita da un inconfondibile tocco di eccentricità fiabesca che nasconde un testo animalista che si scaglia contro la caccia alle foche, "The Voyage Of The Moon", una meravigliosa ballata intrisa di dolcezza e serenità e l'agrodolce texture acustica di "In An Old-Fashioned Picture Book". L'esilarante walzer di "The Pee Song" è l'episodio più spensierato e bambinesco di tutto l'album, "Little Ben" e "Lord Of The Reedy River" riprendono le sonorità ipnotiche del primo album, con un andamento ulteriormente rallentato e rarefatto. "Can Ye Dance" è un'incalzante danza celtica, rivisitazione di "Roots Of Oak", dulcis in fundo arriva la leggera e cullante ninna-nanna di "La Moora".
Per Donovan questo album è stato un piacevole passatempo, una parentesi collocata in un momento in cui la sua carriera, con "Open Road" e soprattutto con il successivo "Cosmic Wheels" si incammina su ben altri sentieri, per l'ascoltatore "H.M.S. Donovan" è un'esperienza piacevolissima ed interessante: un doppio album che scorre via leggero come l'acqua è già di per sé una rarità, poi "H.M.S." sembra veramente fatto per resettare il cervello, calmare i sensi ed infondere energie positive, un effetto quasi terapeutico tipico di molta produzione donovaniana che qui risulta particolarmente evidente: più che di musica per bambini stiamo parlando di folk acustico di alta classe, buono per tutte le età.
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