Dio altissimo, perdonami perchè ho peccato.
Con le ginocchia su cocci di vetro mi prostro a te,
bagnato di fango e sputando dolore.

Sovrano dei cieli, le mie vene per anni hanno trasportato fulgidi inferni e neri paradisi.
Le mie pupille hanno fatto sbocciare fiori dalle rocce, le mie braccia hanno nuotato nei fiumi di erba viola.
La mia lingua, inutile brandello di carne impazzita, ha parlato con i tuoi angeli spettinati.

Dio altissimo perdonami perchè ho peccato.
Con la schiena china e l'anima ricurva mi prostro a te.
Tua è la spada che bacia il mio collo.

Sublime manifestazione della vita è il tuo soffio, che nei pomeriggi ho sempre rifiutato, preferendo il fiato della pianta dell'erba del diavolo.
Alla tua  voce di fringuelli, passeri e usignoli,  il latrare dei cani ho preferito, e il belare caprino del venditore di sogni. Nelle notti disperate non ho seguito i tuoi passi: dietro impronte di zoccoli ho vagato perduto.

Quando tra le volte celesti squillavano le trombe, qui sulla terra io servivo flagellanti corde elettriche e vibranti  pelli di pecora.
Nelle domeniche fiorite radunavi i tuoi discepoli, ma  sotto altri pulpiti mi trovavo io, a spingere e sanguinare.
Se il tuo verbo era perdonare e accudire, per anni il mio è stato figlio della vendetta e della sofferenza.

Al tuo corpo sacro ho preferito, scarti di cibo.
Il tuo sangue, vino miracolato, l'ha sostituito un boccale di birra.
Non a te mi rivolgevo prima del sonno, in quella stanza ebbra fumo e sonno.

Dio, unico e misericordioso, giudicami con giustizia, perchè so di essere un umile peccatore, un misero uomo, un mendicante d'amore, ma non dimenticare il perdono.

Perchè, Santo fra i santi, se è vero che con un Occhio Odio Dio è anche vero che dall'altro sono guercio.
E non tutta mia è la colpa del male nel mondo.

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