Ciao ragazzi, volendo colorare di rosa la tavolozza delle mie recensioni musicali, ed alla ricerca di una cantante che ben rappresenti gli anni '80 italici, come a me piace ricordarli, ho pensato di trattare della bella e brava Dori Ghezzi, che, nel 1983, arrivò terza al festival della canzone italiana con questo bel pezzo - comparso in 45 giri - cedendo di un soffio la vittoria alla pur brava Tiziana Rivale ed alla seconda classificata Donatella Milani.

Ricordo bene che nella primavera - estate di quell'anno, "Margherita non lo sa" venne trasmesso in heavy rotation su moltissime radio locali, diventando la colonna sonora per molte ragazze e giovani donne dell'epoca. Non per fare il Proust d'accatto, ma ricordo pure che era la canzone preferita della parrucchiera di mia madre, e sicuramente anche delle parrucchiere delle vostre mamme, o delle vostre mamme stesse, soprattutto se parrucchiere. La mia era casalinga e le piaceva di più Toto Cutugno, quinto quell'anno. A me Dori piaceva, ma per altre ragioni, decisamente non canore, come traspare dalla bella foto qui accanto.

Tralasciando la mia personale recherche e trattando brevemente di questo pezzo, osservo come si tratti di un buon pop melodico, con un alternarsi di strofa/ritornello/strofa di facile impatto ed ascolto, nel complesso assai semplice e funzionale ai menzionati passaggi radiofonici.

Va del resto rimarcato come questo brano fosse concepito per il Festival, giocandosi, in pochi minuti, il gradimento del pubblico e della critica, obbligando gli autori ad una ricerca di sintesi fra melodia/armonia/ritmo non certo facile, a dispetto della apparente banalità della canzone.

Il brano presenta un testo che definirei "post-femminista", tipicamente calato nella realtà degli anni '80, descrivendo con non poco disincanto le sensazioni di una giovane donna, la sua inadeguatezza rispetto al mondo ed ai sentimenti, descritti anche attraverso vivide immagini che rimandano alla realtà quotidiana: è interessante il contrasto fra la piacevole melodia del brano ed il carattere sostanzialmente triste della canzone, forse poco aperta alla speranza, che insiste molto su certo orgoglio e certa autonomia femminile, soprattutto nel campo dei sentimenti. Il tutto ben si armonizza con il contesto dell'epoca del riflusso, conferendo a questo brano una interessante efficacia "testimoniale".

Il pezzo rappresenta, probabilmente, la miglior performance della Dori Ghezzi solista (la ricordiamo in coppia con Wess negli anni '70) e l'ultimo brano degno di nota della dolce cantante lombarda, scivolata via via nel dimenticatoio verso la fine degli anni '80 e ritiratasi definitivamente dal mondo della canzone nei primi anni '90, per problemi alle corde vocali ma anche, ritengo, per una sopraggiunta consapevolezza delle difficoltà a riaffermarsi in un mercato musicale in continuo mutamento.

Di Dori, ovviamente, si sarebbe sentito parlare ancora negli anni '90 e negli ultimi tempi, non tanto come cantante ma come moglie di un noto cantautore italiano, lontano mille miglia dalle frequentazioni musicali della consorte, a conferma di una certa ironia della vita: una piccola e dimenticata icona del pop italiano divenuta ispiratrice prima, e vestale poi, della musica d'autore ignorata dalle shampiste che, in quel lontano '83, canticchiavano "Margherita non lo sa", probabilmente anche quando nelle loro vacanze estive scendevano al mare lungo qualche sentiero di costa.

Questa volta, scontando l'effetto nostalgia, alzo il voto: 3/5, da intendersi come valore assoluto.

Cordialmente vostro

Il_Paolo

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