È sempre molto bello, e in un certo senso rassicurante, poter mettere le mani su musica che, oltre ad avere un certo spessore, nasce per nient’altro che una pura espressione artistica di sé, totalmente scevra da logiche “industriali”; musica che spesso ha un’anima subdola ma ben più appagante di molti prodotti di successo.

Il cd-r che ricevo un giorno in un pacchetto proveniente da Saluzzo (Cn) ha una copertina dalla grafica molto molto minimal; le lettere – di macchina da scrivere (!) – dicono Drunkeninstrument Corporation. All’interno “music & errors” sono ascritti per intero a Marco Abbà, che affida il proprio talento di indie-rocker a chitarra, basso, toy-keyboard, phaser, spacegun e alla sua voce che – come la sua musica – ricorda Jonathan Bates (Mellowdrone) per lo scazzo tecnologico e Neil Halstead (Mojave 3) per l’innata poesia. Più lenta e subdola di questi due, però.

Postcard è una breve ballata acustica che con la successiva The Runner (scintillante calma indie-tronic) condivide solo un incedere vagamente – e piacevolmente – ubriaco, che fa fede al nome del progetto. Un suo stile.

Al telefono poi non gliel’ho chiesto, ma direi che al titolare della “Società degli Strumenti Ubriachi”, oltre ai videogames, piacciono Nick Drake e i Low, e anche Sparklehorse; e, se lo conosce, Finn. D’altra parte, nella stupefacente Space Karaoke un solo, emblematico verso si aggira tra le pigre note di chitarra e lo sferragliare noise della pistola spaziale (o è una lavatrice?), e quel verso (di nuovo, ubriaco) recita slo-fi revolution

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