Lo sguardo perso nelle mille bollicine d'aranciata appena versata nel bicchiere, che si rincorrono verso
la sommità. Attraverso il vetro scorgi anche zio Antonio che appare tutto giallo-Fanta. Se ci metti pure la
sua giacca altezza fianchi, con risvolti in velluto e cravattino floreale, non è un gran bel vedere. Negli
anni '80 la moda si prende un anno sabbatico, o meglio, un decennio ed i matrimoni sono dei meeting
'pappagalleschi'. Le mie zie con le permaneti alla Joey Tempest e le spalline da quarterback, non sono
esenti dalla originale parata del 'buon gusto', il freak-show multicolor.

Allora, dicevo, son seduto con lo sguardo dentro il bicchiere nel frattempo che giunga la prima portata
e quell'organo accompagna il mio tempo e quello dei miei parenti. Quando non si balla, è sempre
l'Hammond protagonista. Pare sia nato apposta per ammazzare il silenzio durante i ricevimenti nuziali.

Chiaro. Definitivo. Conierei anche il genere: "Wedding-Hammond-Style".

Nella Fiat 127 del mio babbo, lo Stereo8 si fila matton... ehm, cassette di Santo & Johnny, Tony Santagata,
Fausto Papetti, ma qualcosa che suoni lontanamente come quella, manco a pagarla. Pare abbia delle
spore che nascono e muoiono nell'arco delle celebrazioni, tra le mura delle sale per ricevimenti.
Poi niente più, fino al prossimo sposalizio.

Almeno credevo.

Un bel dì, il mio amico Fabio mi invita a casa sua per una 'fumatina' di Multifilter, ciulate dal pacchetto
del padre e, appena entrato in casa, vengo catturato da un sound molto familiare proveniente dal
soggiorno. Improvvisamente illuminato, prima ancora di salutarlo, esordisco istintivamente con:
"I tuoi stanno mangiando?". Certo che no, cavolo, sono le dieci di mattina!

"Certo che no, cavolo, sono le dieci di una mattina!", il mio amico fa eco al mio pensiero.

Addio "Wedding-Hammond-Style".

Vabbè, esagerazione a parte, in quel momento ho appreso che determinate sonorità possono essere
assimilate lontano dai pasti, senza alcun effetto collaterale o controindicazioni.

"L'Hammond della consapevolezza" o "L'Hammond della disillusione" è rappresentato da una
copertina di gabbiani in riva al mare (cazzo, i gabbiani sul mare mangiano, vuoi vedere che in fondo, in
fondo un'attinenza c'è?!) ed un cielo che non lascia presagire piogge all'orizzonte.

Sereno. Limpido.

Come le dodici arie pigiate da Earl Grant sull'organo luccicante.
Scorrono come un rivo, lento ma copioso. Senza fretta.

Sereno. Limpido.

Come lo sguardo dei genitori del mio amico, assorti nell'ascolto, trasportati delicatamente in quel mare,
su quelle onde, nelle confortevoli variazioni di tono tra le diverse arie strumentali, nel sole che
elevandosi verso il blu ha fatto capolino sul davanzale, nascosto tra i gerani per catturare uno
scampolo di nota, un pizzico di letizia dell'easy-listening del maestro dalla pelle d'ebano.

"Stormy Weather", "Bewitched", "I'm In The Mood For Love", "Ebb Tide" che troneggia nel titolo del
disco; e poi "Evening Rain", "Dreamy"... una fantastica dozzina di perle della musica popolare americana
filtrate nelle maglie dell'Hammond abbinato al diffusore Leslie. Ebbene si, il tempo e le ricerche mi hanno
rivelato che questo particolarissimo suono nasce solo dalla commistione di queste due macchine infernali!

Tempo fa ho ritrovato il disco in un mercatino delle pulci. Era in una cesta tra un vecchio vassoio
Perrier ed alcuni numeri de "Il Corriere dei Piccoli". Nonostante malridotto e ingiallito dal tempo,
ho riconosciuto subito quella spuma d'onde sotto i festosi gabbiani stagliati tra le nuvole ed il blu.

L'ho comprato senza esitazioni.

Poco dopo m'è venuta fame.

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