Recensioni di dischi estivi parte uno: il disco estivo che ti fa sentire ancora più caldo (e possibilmente un po' di ansia)

Non so voi, però quando mi immagino la Croazia d'estate a me viene da soffocare. Non parlo della Croazia balneare, ma dell'introterra afoso che condivide con tutto il sud-est Europa. Muretti a secco e sterpi altissimi, poco vento e un sole perpendicolare, ombra inesistente, e parecchia umidità. Nella mia immaginazione ci infilo anche una casetta bassa di pietra lontana tra le caldane, senza uscio, l'interno non visibile, tra campi incolti. Ad avvicinarsi, però, si sentono strani suoni. Biechi, sbilenchi. Ancora qualche passo. Si possono ora distinguere, dentro, dei figuri longilinei dondolarsi nell'ombra.

Non so loro, ma ad ascoltarli non riesco ad immaginarmi nulla di diverso. Una lieve documentazione poi mi porta a scoprire che nel disco sono presenti strumenti popolari e anche pezzi di dialetto del posto, credo. Direi che il cerchio si chiude. Un trio di schizzati super isolati e per questo ancor più fuori rotaia. In realtà non voglio creare forti speranze, il disco è quello che immaginate, anche vedendo la copertina (bellissima): psych magari con un po' di noise. Quello che però potreste non immaginare è il sonnacchioso andamento letargico dei pezzi, utilissimo in quegli affanni postprandiali da divano appiccicoso che sono certo non sono l'unico in questi giorni. C'è da dire inoltre che questi East-Ra mi sorprendono anche con le soluzioni armonico-melodiche, anche se non so dire se seguono regole della loro tradizione popolare o se semplicemente se ne fregano delle tonalità. Probabilmente un po' di tutte e due. Comunque dal punto di vista della composizione sono sia originali che in un certo senso memorabili: se riuscite ad ascoltare il disco due volte, sono certo che i pezzi vi saranno entrati già dentro almeno un po'. Del resto, a mio parere, se ami la psichedelia, un pezzo come "Amanita" con il duo corazzo delirante e la sua atmosfera maniacale dovrebbe scatenare un'evocatività mica male. Altre parti del disco si avvalgono di collage sonori abbastanza destabilizzanti, ma che non si risolvono mai, per fortuna, nell'autoindulgenza che tutti temiamo di incontrare in dischi del genere. Un sostrato, se non di senso, almeno di obiettivo è sempre presente, anche se forse l'atmosfera anche per questo si fa più pesante. Perchè si, non è un disco facilissimo, almeno non molto. Ha però degli appigli: c'è del pop sotto, a mio parere neanche troppo di bassa lega, solo che è inumato in una pletora di colori caldissimi (ma anche molto nero: non è rara la sensazione di macabro). Tipo quando il caldo ti fa diventare pallido e perdi le forze. Ecco, mi piace. In quel caso (e solo in quello) mi giustifico una Coca.

Non ho fili del discorso da tirare perchè ho cercato di descrivere il disco in tutto e per tutto. Mi rendo conto che se hai caldo non vuoi sentire ancora più caldo, ma ogni tanto un'esperienza del genere ci sta. Se poi vi piace il freak degli '80-'90 americano, come i Trumans Water o i Thinking Fellers o i Caroliner, o se i piacciono i Faust più meditativi, o i primi Animal Collective, questo è un disco da non perdere, una vacanza dove non vorreste mai andare.

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