Gli Edenbridge, con questo full-lenght, sono giunti oramai al loro sesto parto. Questo dal 2000 quando esordirono con il buon "Sunrise in Eden", disco che mi piacque non poco. Album che faceva il verso ai Nightwis sinfonici ma che, allo stesso tempo, ammaliava l'ascoltatore pur non presentando chissà quali elementi di originalità.

Con "My Earth Dream" la band ci propone il classico metal di stampo sinfonico ed epico, tutto cori e accompagnamenti orchestrali che farebbe esplodere le palle dopo poche canzoni. E così accade, purtroppo.

Questo perché, pur rimanendo un ottimo lavoro nel suo genere, le canzoni poco hanno da offrire o da dire. E questo sarebbe un male totale s non fosse che in alcune song appaiano trovate che riescono a "tentare" di fare la differenza per rendere la musica degli Edenbridge più heavy e cattiva. Cito, ad esempio, "Fallen From Grace" o "Shadowplay". Song che cercano di percorrere una via differente da quella intrapresa dal resto del polpettone ma che, in definitiva, non riescono a risollevare le sorti di un disco che soffre della diabolica malattia del "già sentito". Inoltre, le stesse song, se pur intraprendendo il tentativo di giocarsi questa nuova carta, scadono e vengono inesorabilmente sorrette dai soliti cori sinfonici e dalle stramaledette tastiere e orchestrazioni power metal. E, questo, mi fa denotare una certa insicurezza (o paura) della band. Insicurezza/paura nell'azzardare, nel provare soluzioni alternative, nuove, che possono anche non piacere all'ascoltatore ad un primo ascolto ma che, probabilmente, potrebbero portare una ventata di aria fresca all'intero album e alla band stessa.

Ascoltare per credere "My Earthdream" (una suite di oltre 12 minuti) in cui accade di tutto: momenti più "cattivi" danzano assieme a episodi e riff più poweeggianti; poi, cori, tastiere e orchestre. Tutto si alterna (perfettamente) in quei lunghi minuti ma, la sensazione di fondo, rimane quella del "nulla" e del "vuoto", pur rasentando, tutte le song, la perfezione in ambito compositivo ed esecutivo. Complice, anche una produzione laccata.

Colpo di grazia, infine, viene inflitto dalla scialba ed inutile ballata tutta "cori e fiocchetti rosa" (Whale Rider), ballad vecchio stile che, però, come al solito niente aggiunge a ciò che siamo abituati ad ascoltare dalla band e da tutte le band che propinano questo genere musicale. Discorso a parte merita la strumentale posta in chiusura, la meravigliosa "My Earthdreamsuite For Guitar And Orchestra", una bonus track, che, forse, proprio per la sua dolcezza e delicatezza nei suoni e per il suo non voler strafare rimane uno degli episodi più riusciti di tutto il platter.

Concludendo, non ci troviamo di fronte ad un brutto disco, né di fronte ad una stroncatura. L'album è ben suonato, ottimamente prodotto e egregiamente cantato (la prestazione della singer Sabine è meravigliosa). Siamo solo innanzi ad un album che farà impazzire di gioia gli amanti del genere; un album che tenta di sorprendere gli ascoltatori con trovate che, per alcuni, potrebbero apparire anche "geniali" o fuori dagli schemi (ascoltare i break di "Place Of Higher Power"). Album che, però, non va oltre la sufficienza e che relega a sufficienza stessa tutta la band la quale rimane confinata in quelli che sono gli stilemi classici di questo genere che ancora poco ha da dire ed offrire ai suoi adepti, nonché, agli ascoltatori.

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