Indivisibili (2016)
Regia: Edoardo De Angelis
Sceneggiatura: Edoardo De Angelis, Nicola Guaglianone, Barbara Petronio
Con: Angela e Marianna Fontana (Viola e Dasy, gemelle siamesi)
Massimiliano Rossi: il papà
Antonia Truppola: la mamma
Gianfranco Gallo: il prete
Peppe Servillo (quello degli Avion Travel il fratello di Tony): il dottore
Eccetera
Ci sono queste due sorelle siamesi, attaccate di fianco all’altezza del femore.
Hanno 18 anni e sono la fonte di sostentamento della famiglia.
Sono bellissime e cantano. Cantano bene. Ai matrimoni, ai battesimi di quelli che hanno i soldi e che pagano bene. Famiglie di papponi, camorristi quella gente là.
Sono considerate quasi due sante, così anche il prete ci lucra sopra (toccatele e fate un’offerta) ma è un’impostura.
Sono fenomeni da baraccone e la famiglia le sfrutta.
Castel Volturno, oggi.
Una zona della Campania particolarmente degradata.
Povertà, sporcizia, droga, prostituzione.
Due angeli indivisibili, due handicappate vivono la loro triste sorte in uno scenario allucinante, papà ludopatico e mamma tossica, due mostri. Per non parlare del prete.
Ma a 18 anni inizi a capire, inizi a prendere consapevolezza di cosa sei e di cosa c’è intorno a te, anzi intorno a voi due. Se poi un dottore di passaggio ti dice pure che è possibile separarvi intervenendo chirurgicamente… (ma perché non le avete ancora separate?).
Un film duro. La sceneggiatura è di Guaglianone, quello di “lo chiamavano jeeg robot” e si vede.
La regia è di buon livello, splendido l’inizio con le puttane che all’alba rincasano nei loro tuguri mentre un sax dolente accompagna il loro squallido fine-turno e con un piano sequenza che le accompagna per poi entrare nella stanza da letto delle due ragazze che stanno per risvegliarsi.
Un film d’autore, audace, amaro. Viene in mente Brutti, sporchi e cattivi, di Scola e mi sovviene che la malvagità non ha classe sociale, è ad appannaggio del ricco quanto del povero.
Nel degrado più totale e insopportabile che travalica non solo la condizione umana ma perfino i sentimenti (sentimenti???) di due genitori nei confronti di quelle povere creature sangue del loro stesso sangue seguiamo dunque le vicende di queste due sorelle che sfoderano un’interpretazione di rara intensità, gemelle nella vita reale, che studiano al conservatorio.
Le musiche di Enzo Avitabile (premiate) conferiscono all’opera una dolorosa magniloquenza.
Forse ho trovato eccessiva, quasi uno stereotipo, la caratterizzazione dei personaggi, dei veri e propri mostri, non saprei definirli altrimenti… questo ad una prima analisi: riflettendo più a lungo mi accorgo che la realtà è pure peggio e quindi dico che tutto sommato ci può stare che tale vomito umano sia stato così rappresentato.
Ho preferito la prima parte, davvero cruda e angosciante. Ad ogni modo è un film toccante, ben diretto ed interpretato.
Recuperatelo.
Eppure mi ricordavo che su debaser fosse stato già recensito… possibile? Scrivo Indivisibili e taaaac c’è la rece di aleradio fatta a caldo, quando il film uscì insomma.
Però io l’ho visto ieri a Piazza San Cosimato, al Festival del cinema di Trastevere e alla fine del film ascoltiamo una canzone di Janis Joplin cantata dalle gemelle. Poi il film finisce, schermo nero ma la canzone continua… perché? Perché alla fine sono arrivate loro in carne ed ossa, bellissime, bravissime, perfettamente separate ma senza dubbio… indivisibili!
Già c’erano loro, c’era il regista, c’era tutto il cast, vedere loro alla fine è stato da brividi.
Aleradio l’avrai pure scritta prima ma t’ho fregato. Sì dai t’ho fregato…