A quel tempo il sole era giallo, mica aveva le macchie come oggi. E si faceva a gara per prenderne quanto più possibile, altro che raggi UV.
L’estate era un portale verso un’isola felice di sabbia, di sole, di mare e d’amore. I paesani di un’Italietta che viaggiava sulle 600, sulle 850 o al massimo sulle 1100, entravano all’inizio di giugno in uno stato alterato in cui amore faceva rima con balera, rose e rotonde sul mare. Mina era brava, Rita mangiava la pappa col pomodoro, Gigliola non aveva l’età e Gianni andava a fare il militare, ma il tormentone dell’estate era sempre di Edoardo.
Con precisione infallibile, ogni estate Vianello prendeva di mira le radioline con un 45 giri che sarebbe esploso nel substrato de-culturale di tutta Italia. Ascoltavamo “Per quest’anno/non cambiare/stessa spiaggia, stesso mare”, mentre irresponsabilmente gettavamo colate di cemento sui nostri litorali più belli. Protestavamo “Quante volte devo dir/La sabbia no/Fatti una doccia poi vieni qui”, e ingenuamente confidavamo nell’autorigenerazione della natura per i rifiuti delle nostre industrie. “ Con le pinne, fucile ed occhiali” ci armavamo per l’estate, irragionevolmente spendendo più di quanto introitassimo.
Caterina protestava che nessuno la poteva giudicare, e i politici si immedesimarono: il rapporto debito/PIL riduceva la credibilità del Bel Paese alla stessa velocità con cui la moda riduceva la lunghezza delle gonne. Beata innocenza. A volte ritornano… e con un sorriso da orecchio ad orecchio, come l’altra sera. Per ricreare l’atmosfera spensierata degli anni '60 Vianello si presenta con le sue Tremarelle, tre ragazzone (o è lui che è bassotto?) in vestitino op-art, mentre quattro iperattive danzatrici, anch’esse in succinte variazioni in bianco e nero, gli creano un vortice di Barbarelle ai lati. Celebra con un recital/concerto i suoi 50 anni sui palcoscenici italiani, e l’occasione è tutt’uno sfarfallare di flash sulle personalità accorse a pagargli tributo. Due ore gli bastano per campionare il meglio della sua carriera – dai dischi per l’estate al fulmicotone al formato dei Vianella, ruffiani della sentimentalità trasteverina. Le sue vignette a colori primari sono intramontabili. Le composizioni più serie che, per esigenze di mercato, ha dovuto tentare negli anni della contestazione, non convinsero: non scalfirono la superficie di formica, non graffiarono il terital delle gonne, non sgualcirono il nylon delle camicie di quel sogno americano made in Italy. Da quella faccia, da quella voce, una nota pensierosa o dolente ?
Suvvia, Vianello è una dinamo che irradiava, che irradia positività. E’ un piacere aver voluto partecipare, in spregio alla moda e al calendario, a questa celebrazione: la voce è fresca, potente, intonatissima, precisa e scattante sui tempi, la genuinità del personaggio salutare, la comunicatività istintiva, l’immediatezza della musica irresistibile (credo abbia brevettato quella RRRRR)., la verrrrrrrrve irrrrrreprimibile. Vianello è in gran forma, è nato per il palcoscenico ed è pronto a contagiarci il suo sorriso smagliante per i prossimi cinquant’anni. Ah, a quel tempo c’era anche la musica per puro e semplice divertimento.
Cha cha cha, twist, surf, hully gully… varrebbe la pena scassinare gli appartamenti delle annoiate signore e degli appesantiti signori in platea anche solo per appropriarsi di questi esotici tesori dimenticati nelle loro discoteche…
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