Al Maestro Munch piaceva ripetersi nella realizzazione delle opere. In questo si rifà palesemente ai vari Monet della corrente Impressionista, dediti a rappresentare uno stesso soggetto/oggetto al fine di coglierlo nella sua fugace e fuggevole mutevolezza dovuta al tempo, sia cronologico che metereologico.
Il norvegese Edvard dipinse, infatti, dal 1894 al 1895 ben cinque versioni della Madonna, posseduto tuttavia da intenzioni ben diverse da quelle insite nella mente rivoluzionaria degli Impressionisti. Già, poichè Munch va obbligatoriamente annoverato tra i massimi esponenti della corrente Espressionista, direzione artistica nata e diffusasi perlopiù in ambito nordico/germanico. Il vocabolo "Espressionismo" fornisce a priori i basilari elementi della sopra menzionata rivoluzione delle arti: all'Impressione, concepita dal soggetto ma fondata sulla concretezza di un preciso oggetto visualizzato e rappresentato nella sua repentina imperfezione, si contrappone l'Espressione, prodotta dal soggetto che la priva di qualsiasi connotato reale e oggettivo. La tela e la scultura espressionista sono la perfetta o quasi perfetta concretizzazione dell'astratto soggettivo, passioni, sentimenti, attimi, tutti fondati sull'individuo singolo, unico ed irripetibile.
La Madonna ivi analizzata dal sottoscritto non rappresenta la versione più "celebre" della munchiana raffigurazione mariana, tuttavia è, tra i "doppioni" prodotti dall'artista, quella più impregnata di "scabrosità", elemento che mi permette di aggiungere ad una classica e troppo accademica analisi blandamente artistica un'analoga più "sociologica" e di carattere generale.
L'osservatore che nota per la primissima volta la menzionata tela visualizza una pallida, imperfetta, gracile figura femminile, nuda, raffigurata fino alla vita, avente arti superiori scuri, non precisi, confusi con la capigliatura lunga e corvina della stessa; accanto un bizzarro e minuscolo "essere" umanoide, spaventoso ed agghiacciante, quasi una squallida imitazione dei contemporanei "fantasmini" disegnati sui fumetti. Infine, una cornice arancione chiaro, contenente al suo interno strane linee curve, circoscrive la figura femminile e il ripugnante omuncolo, immersi in un background nero-blu scuro, ottenuto grazie ad ampie pennellate ondulate. Così può essere sintetizzata la primaria "impressione" di un ipotetico "ignorante" osservatore davanti all'olio su tela in questione.
Il significato di fondo dell'opera, in poche parole l' "Espressione" provocata dall'intelletto dell'Artista in quella determinata circostanza temporale/emotiva, è ben più profonda e complessa: la raffigurazione di una Madonna ignuda, abbandonata ad una depravazione sessuale, simbolizzata dalla "provocante" postura della stessa, il feto abortito posizionatole accanto, la schiera di spermatozoi all'interno della cornice, tutti questi sono gli elementi che tentano di esplicare la tesi di fonto, ossia la demistificazione del Cristianesimo, in particolar modo dei suoi personaggi-icone, causato da un sempre più travolgente processo di secolarizzazione della società di massa all'alba del XX secolo. Munch riflette tragicamente la crisi della tradizione, delle sedicenti eterne credenze ascetiche e spirituali dell'Uomo contemporaneo, aventi nella fede in Cristo il loro punto di massimo. I soggetti/oggetti della tela sono il controverso opposto degli elementi e dei dogmi cristiani: la tradizionale Madonna, vergine, casta e pura, subisce una violenta metamorfosi in donnaccia squallida, in sporca e rude prostituta accecata dalla più fuorviante depravazione sessuale, il frutto del suo seno è rappresentato da un feto abortito rannicchiato, molle, esprimente già una certa desolazione e depressione; condiscono il perverso quadretto sia l'orda di semi pronti a fecondare il Male ed il Maledetto, sia la violenza delle tonalità cupe e fredde dello sfondo ondulato.
L'Artista Norvegese raffigura in tale maniera la già decantata decadenza dell'Umano massificato, pervaso dal nascente consumismo borghese e dalla tecnologia che hanno messo in secondo piano la spiritualità e le tendenze astratte/ascetiche dello stesso, prigioniero di un'etica/morale materialistica, opportunistica, egoistica e superba, fautrice della cacciata di Dio dalla sua coscienza. La violenza del cambiamento inflitto alla società dall'Uomo nuovo è parossisticamente raffigurata violentemente e scabrosamente sulla tela della Madonna, concepita come l'esatto opposto delle canoniche rappresentazioni mariane medioevali/rinascimentali. In poche, grezze parole, una decisa rottura con la tradizione ed il passato.
L'Espressionismo nordico non sarà il principale concretizzatore artistico della Crisi delle certezze e del disagio dell'Uomo proto-novecentesco e novecentesco: gli Astrattisti, i Cubisti, i Fauves e Surrealisti porteranno l'analisi di queste tematiche a filosofie ben più ardue, tutte dedite alla disintegrazione del canonico e del tradizionale.
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