Esordio interessante. Luglio 2009. Anche se non è proprio sicuro che riescano a fare un secondo album. A forza di girare gli USA in pullman potrebbero perdere la strada di casa. Comunque, loro sono "Edward Sharpe & The Magnetic Zeros". Ho visto in giro che vengono affiancati agli "Arcade Fire" ma non ce li ritrovo per nulla. Invece li assimilerei ai "The Polyphonic Spree". Se vi piacciono "gli Spree" gradirete anche questi "Zeros" anche se i nostri sono forse meno raffinati e decisamente più folk. Ma quell'idea di grande ammucchiata di musicisti che magari vanno e vengono in una sorta di comunità girovagante prima ancora che band musicale. Mi sembra proprio la stessa. Insomma, i figli dei fiori che non se ne vogliono andare, non vogliono scomparire. E per fortuna, aggiungo io.
La musica: ci sono quattro/cinque pezzi veramente buoni, di cui un paio degni di essere ricordati. Ma andiamo per ordine: 1) "40Day Dream" è il pezzo su cui gira l'album, un altro importante lo avremo poi a circa metà album. Orecchiabile, ritmato anche a battiti di mani. Nei concerti ci "sballano" con questo pezzo. Roba allegra. A proposito, quasi tutti i brani sono a doppia voce con il nostro Ed insieme alla di molto brava singer Jade Castrinos. 2) "Janglin" è all'altezza del primo brano. Un altro dei "classici" dei loro concerti. Il genere sparso un po' in tutti i brani è comunque una sorta di country-soul-folk. Ed anche un pò "Honky Tonk" in diversi punti. 3) "Up From Below", il brano che dà il titolo all'album è tipicamente country. Ma la contaminazione appunto "Honky Tonk" è prepotente e quindi non ne risulta la solita nenia stucchevole che a noi Europei ci lascia a volte un pò lì. Ma immagino che agli Americani "il nostro liscio" faccia un po' lo stesso effetto. Gradevole anche questo pezzo comunque. 4) "Carries On", questo è un brano dove il "soul" emerge sul resto, è quasi gospel. Arrivano i cori e si sente anche l'influenza folk di cui abbiamo detto. Il tutto sempre con una certa dose di allegria che fa scivolare via il tutto bene.
Toh! Magari non sono sempre originalissimi. Ma tenendo presente il senso di comunità girovagante il tutto rimane coerente nel suo insieme, nel senso di non fuori posto. 5) "Jade" è una ballata folk. Con i cori della comunità di sottofondo e passa bene anche questa. 6) "Home" e siamo al terzo pezzo che "sfuroreggia" nei concerti. Cantato in duetto tra Ed e Jade. E' country-folk-soul e fanno la loro comparsa i fiati che ci stanno benissimo. Fischiettano e battono le mani (le mani? No forse le mani no ma tutto il resto si). 6) "Desert Song" è uno dei pezzi più pop dell'album. Dream-pop direi. Con le percussioni in evidenza. E va bene. 7) "Black Water" inizia con battiti di mani e si ritorna al contry-folk-soul con tanto di Harmonica e violino. 8) "Come in Please". E questo mi piace proprio tanto. E' un brano soul cantato da Jade. Allegro con i fiati prepotentemente in evidenza. Bellissimo? Ma si và. 9) 10) 11) "Simplest Love" "Kisses over Babylon" "Brother" sono tre brani che fanno cadere un pò il tono dell'album. 12) "Om Nashi Me" è invece una degna conclusione. Brano dove tutta la band si fa sentire con Ed e Jade che accompagnano con un cantato "strumentale". Conclusione: ci sono almeno quattro brani che valgono l'ascolto, i primi due , "Home" e "Come in please" che insieme al primo rivaleggia per la medaglia di pezzo migliore. Dategli un orecchio a questo gruppo e soprattutto un occhio su youtube. Vi diventeranno simpatici. Ne sono sicuro.
Buon ascolto. Alex
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