Ho scelto un disegno tra i tanti: Seduto maschio nudo. Tra i troppi che mi piacciono di Egon Schiele, pittore maledetto diventato un artista di culto per intere generazioni di illustratori, artisti e pittori contemporanei.

Scavato dal nulla, con intere aree campite di bianco come a corrodere un corpo già esile e intaccato da una malattia che sarà a lui fatale.

Una figura dipinta a pennellate nervose fatte di giallo, ocra e nero, più intenso e vivo nella zona dello stomaco e via via più scuro e grigio verso gli arti esterni. Su una campitura di bianco quasi spettrale che fa subliminare ogni riferimento alla realtà dell'ambientazione.

Braccia aggrovigliate senza mani in un momento di auto-compiacimento intimo mentre le gambe, tradiscono la posa impudicamente esibita (siamo ancora sul finire dell'800) sorrette da tronchi inespressivi privi di piedi. Una figura quasi architettonica, una specie di cattedrale o comunque un qualcosa di assai "poco" umano. Una creatura nemmeno più terrestre. Una carcassa di carne e nervi divorata dalla malattia e dal tempo, che ne trasforma i lineamenti in tronchi inanimati semi-mummificati.

Figura inquietante questa, autoritratto insano a cui poco ci è concesso sapere.

Ma noi non vogliamo essere curiosi perchè sappiamo benissimo che cercare di scoprire cosa si cela dietro lo stato d'animo dell'autore di questo autoritratto nel momento esatto in cui si accinse a immortalarlo su tela, potrebbe significare l'Inferno. Un abisso di tetra instabilità emotiva da cui difficilmente potremmo uscirne indenni.

Cosa che sapeva benissimo l'irrequieto Egon, che guardacaso morì di lì a poco, il 31 ottobre 1918 a Vienna, a soli 28 anni.

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