Compressori d'aria

Gli Einstürzende Neubauten di Berlino sono dei terroristi sonori che durante gli anni Ottanta diedero una determinante svolta stilistica alle coordinate musicali in zona industrial. Durante i loro primi infuocati live sbigottirono pubblico e critica per l'utilizzo, come strumenti sonori, di materiali e scarti industriali: bidoni, sbarre di ferro, lame da segheria, catene, piastre metalliche, barili di petrolio, lamiere in alluminio, cemento, vetri, plastica, e svariati elettrodomestici, il tutto riciclato in applicazioni musicali devastanti.

L'impatto di quest'originale e coerente maniera di concepire l'industrial scaturisce da un florilegio di ritmi ossessivi ad opera di Rudi Moser e Andrew Chudy, incalzati dal profondo e viscerale basso di Alexander Hacke. Una sezione ritmica bombardiera accompagnata dalla chitarra di Jochen Arbeit - ipnotica, tagliente, spesso e volentieri sferragliante - e dal plateale carisma interpretativo del cantante Blixa Bargeld, un personaggio enigmaticamente sulfureo noto anche per la sua (ormai fu) militanza nei Bad Seeds di Nick Cave. Questa band è forse una delle poche mitteleuropee ad avere una vastissima schiera d'aficionados in tutto il mondo (in Italia innumerevoli), nonostante l'osticità della lingua - il tedesco - con cui principalmente s'esprime Bargeld.

Proprio grazie all'affetto dei fan, nonché all'urgenza d'emanciparsi dal controllo totalitario del music business odierno, per la nona opera della loro venticinquinnale carriera, PERPETUUM MOBILE, gli Einstürzende hanno deciso di produrre tutto da soli e d'aprire una community in Rete (www.neubauten.org), tramite la quale interagire direttamente con il pubblico; difatti, durante il concepimento di PERPETUUM MOBILE, i sostenitori iscritti al sito hanno potuto esprimere la loro opinione in merito. Lo stesso Bargeld afferma che è stato arduo "accettare" le critiche e le valutazioni dal pubblico, anche se alcune delle quali sono state gran motivo di riflessione.

Risultato? Un disco affascinante - anche se meno impetuoso e massiccio dei precedenti lavori - ribollente, oscillante, paradossalmente "arioso".
Non a caso quest'ultima definizione: aria dai potenti compressori nelle mani di Moser e Chudy che scandiscono le atmosfere di molti brani (tra cui la bellissima Ozean Und Brandung), aria nei testi e nella voce matura di Bargeld (Youme And Meyou, Dead Friends Around The Corner e Paradiesseits), aria nei rari interventi elettronici intessuti impercettibilmente nelle trame melodiche, aria nei metalli percossi come gong tibetani (Grundstück), aria in strumenti a fiato e violini.

Vento in un perpetuo movimento.

Questa volta il clangore industriale è accennato in maniera elegante e snella, ed esplora territori che oserei definire quasi "ambient". Non mancano però tre brani dalla classica impostazione "metallurgica": Ein Seltener Vogel, Selbstportrait mit Kater (qui un immenso Blixa) e l'imponente title track.

Un lavoro non semplice, ma nemmeno ostico: ascoltato una volta, induce a ripremere il tasto play, inesorabilmente stregati e confusi. Per me, è già uno dei dischi dell'anno.

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