Quale persona amante della musica rock anni 70 non si è mai trovata, almeno una volta nella propria vita, ad ascoltare canzoni come "Fly to the rainbow" o "In Trance" o ancora "Will burn the sky", autentici capolavori retaggio di un grande gruppo storico chiamato Scorpions?
Tralasciando la metamorfosi di questa band, che, con l'inizio degli anni 80 prenderà una linea musicale assai più commerciale e discutibile, stigmatizzando una netta ed irreversibile rottura con il passato, bisogna ricordare che un ruolo fondamentale nella stesura di quei pezzi (e tanti altri ancora) appena citati, fu dato proprio dalla presenza attiva di mr. Uli Jon Roth, grandissimo talento delle 6 corde e, secondo molti critici, forse il miglior discepolo ed interprete del testamento spirituale ed artistico di Jimi Hendrix.
Correva il 1979, quando, dopo l'uscita del magico "Tokyo Tapes", doppio live che racchiude ed in un certo senso chiude per sempre quel magico ciclo degli Scorpions, Uli Roth intraprese una carriera solista, abbandonando fama e successo per continuare un sentiero musicale assolutamente non commerciale, dove far vibrare la sua chitarra con partiture da vero maestro. Proprio in quell'anno esce, sotto il nome degli Electric Sun, il suo primo album da solista "Earthquake", che già presenta spunti di altissima classe con pezzi come ad esempio "Japanese Dream", ma solo nel 1981 uscirà il suo vero capolavoro dal titolo "Firewind".
Nove brani che risuonano come un vero e proprio tributo a Jimi Hendrix, ma in un' ottica assolutamente personale, passando da atmosfere e sonorità propriamente blues come in "Cast Away Your Chains", alle melodie suadenti di "I'll Be Loving You Always" dove la chitarra magicamente sembra rievocare note di "Bold as Love" e "Little Wing", fino alla classicheggiante "Fire Wind". Estremamente toccanti anche "Children Of The Sea" e "Chaplin And I", quest'ultima con un saggio stupendo di chitarra classica a fare da tappeto sonoro e, per finire, un brano solista assai complesso dal titolo "Hiromshima", diviso in tante parti (Enola Gay, Tune Of Japan, Attack, Lament), una magnum opus che riesce a far rivivere tutti gli stati d'animo che possono derivare da un bombardamento, facendo a tratti urlare e vibrare la chitarra come solo Jimi Hendrix riuscì.
Ascoltando molti chitarristi blasonati, cosiddetti virtuosi di oggi, mi viene da pensare a quanto siano in realtà spesso vuoti e privi di anima, mentre ascoltando Uli Roth (che ha tra l'altro partecipato al G3 con Satriani e Shenker nel 1998 dando prova della sua immensa classe) posso pensare soltanto una cosa: questa è vera ARTE.
Elenco e tracce
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