Introduzione:
Elton ha prodotto (sinora…) una trentina di album in quasi cinquant’anni di carriera; diciamo a spanne una quattrocentina di canzoni. Non poche di esse, decine e decine delle quali concentrate negli anni ottanta e novanta, sono insignificanti e prive d’ispirazione, sfocate e tirate via e talvolta controproducenti nella loro veste via via modaiola per i tempi.
Ma tantissime altre, la decisa maggioranza nell’arco di tutta la carriera compresi tempi anche recenti, sono invece rigogliose ed appaganti. Ve ne è poi un bel numero di addirittura stupende e, fra di esse, molti sono dei commoventi, indescrivibili capolavori.
“Ticking” è proprio uno di essi, col valore aggiunto di durare quasi otto minuti (uno di troppo… vedi dopo), di non essere mai stato un singolo smangiucchiato dal mercato più commerciale e vacuo, di non aver neanche avuto il ruolo di apertura di un album (sta invece in chiusura di uno di essi): un cane sciolto insomma, una perla non si può dire nascosta ma quantomeno defilata: Cibo da intenditori, o almeno buoni fans del nostro.
Contesto:
La copertina di “Caribou”, l’album del 1974 che contiene “Ticking”, è quanto di meno attraente si possa immaginare. L’allora ventiseienne piano man vi è immortalato in piena fase di esaltazione edonistica, scatenatasi dopo l’ancor relativamente fresco successo planetario (il doppio “Goodbye Yellow Brick Road” era uscito l’anno prima ed aveva sbancato definitivamente dopo i già vendutissimi “Honky Chateau” e “Don’t Shoot Me I’m Only the Piano Player”): occhialoni e vestiario più pacchiani possibile e la facciotta sorridente che sprizza cocaina da tutti i pori.
Punti di forza e non:
Funziona tutto: il testo (del “socio” Bernie Taupin, evento comune al 95% del repertorio di Elton, il quale non ha mai inteso scrivere una riga di liriche in vita sua ed ha sempre creato musica sulle “poesie” passategli dall’amico, mai il contrario: incredibile); il pianoforte, rigoglioso e virtuosistico, dinamico e toccante. L’interpretazione vocale, sentita e coinvolgente, travalica il fatto che motivicamente sia assai limitata, certo non fra le escursioni melodiche più estrose ed anzi assai ripetitiva, ma beninteso quest’ultima caratteristica è adatta alla drammaticità e durezza del testo e quindi ricercata, voluta.
Non vi è batteria, sezione ritmica: (quasi) niente altro che la voce ancor giovanile e penetrante e lo Steinway gran coda sapientemente percosso da Elton. Il “quasi” costituisce l’unico difetto del brano: una coda spernacchiante di sintetizzatore minimoog, inutilmente lunga, penale da pagare a quei tempi di affermazione di quel nuovo strumento elettronico, capace allora di essere preso in considerazione al posto di un’orchestra (ma figurati!). La canzone andava chiusa un minuto prima e col solo pianoforte.
Momenti topici:
Il brano è FA maggiore, tonalità frequente sul pianoforte rock e pop essendo agevolata dai pochi tasti neri da azionare. Elton fa funzionare la drammaticità del testo messo insieme da Taupin (riguardante un disadattato omicida braccato e poi abbattuto dalla polizia), tramite un continuo dondolio d’ottava della mano sinistra, un “ticchettio” ritmico che evoca tensione, ineluttabilità intanto che il testo si dipana, prima con l’evocazione dei problemi del protagonista e poi con la tragedia che si compie.
Le vette musicalmente più alte si raggiungono nel terzo verso di ognuna delle sei strofe, ove il genio di Elton libera la mano destra che vola, arpeggia e picchia in libertà, disancorandosi dal ticchettio ritmico ed arieggiando così la sconvolta descrizione nei problemi del protagonista, l’ipocrisia e la superficialità di chi lo giudica, la cruda legge della giustizia che interviene brutalmente a risolvere il problema. Sei infiorettamenti virtuosistici meravigliosi nella loro efficacia, seguiti dal pieno ritorno ritmico
Giudizio finale:
Metto “Ticking“ fra le prime dieci canzoni di Elton di mio assoluto gradimento, elenco che per la cronaca annovera poi “The King Must Die”, “Bad Side of the Moon” e “Your Song” del 1970, “Burn Down the Mission” e “Tiny Dancer” del 1971, “Rocket Man” del 1972, “Blue Eyes” del 1982, “Postcards from Richard Nixon” del 2005 e infine “The Diving Board” del 2011.
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