Sono lieto di proporre agli amici di DeBaser questo libro, in quanto, a mio modesto parere, può aiutare a capire un periodo difficile della nostra storia. Sto parlando degli anni '70 e di un movimento protagonista di quegli anni, cioé Autonomia Operaia, sulla quale è calato un silenzio assordante. Una vera e propria damnatio memoriae. Se eccezionalmente se ne parla, se ne parla malissimo, con le solite litanie sui cattivi maestri.

AO, un universo frastagliatissimo, è  figlia sia della crisi del capitalismo del primo Novecento e della fabbrica fordista, sia, dialetticamente, del sorgere di un nuovo capitalismo, con nuove tecniche e luoghi di produzione, più finanziario e più globalizzato, robotizzato e informatizzato. AO non si limita a interpretare l'evoluzione del capitalismo, ma agisce, cercando di resistere e  di opporsi alla nuova razionalità, facendo leva, oltre che sui giovani operai, anche su quei soggetti marginali o marginalizzati, come studenti, studenti fuori corso, sottoccupati e disoccupati, che non si riconoscono né nel nuovo ordine economico che va profilandosi, né nel potere che da esso promana e che di esso é il referente. Ao mette tutto in discussione, a cominciare dai partiti e dai sindacati tradizionali; tutto dev'essere rivisto corretto e ridefinito. Morale, politica, cultura. Dal pubblico al privato, dal privato al politico. Anche famiglia, sesso, sentimenti. E soprattutto il lavoro: infatti il tratto comune dell'universo AO è il rifiuto del lavoro, di quel lavoro, di quei ritmi, con quelle condizioni. Insomma, il rifiuto dell'interesse del capitale e delle gerarchie del lavoro (un bel sogno, vero?).

A questo punto, negli ultimi capitoli, l'autore affronta il tema più esplosivo, ovvero il fatto che da una esplosione politica, da quella esplosione politica in particolare, deriva sempre un aspetto militare. Politico e militare sono aspetti sttrettamente connessi, anche in quegli anni (solo in quegli anni?). E' un tema scottante, sono capitoli scottanti. Difficili. L'autore li affronta però con competenza (senza ipocrisie), appoggiandosi a molte testimonianze e documenti, riuscendo a darci un quadro piuttosto completo. Sono passati pochi decenni da quando AO gridava "Il potere dev'essere operaio", ma sembrano secoli.

Ecco, questo libro può aiutarci a capire perché si gridasse quella frase e come e perchè quell'avventura andò a finire (e come siamo andati a finire noi tutti).

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