Fermare il rumore. Un obiettivo, una necessità, un bisogno che scaturisce dal vuoto che ti fischia nelle orecchie a trecento chilometri all'ora nello spazio ristretto che separa qualche fonema intervallato da urla belluine. Sembra follia ma spesso tra l'assordante fracasso del niente che si tramuta in una socialità che poco capisco e comprendo, in un'ignoranza che probabilmente scaturisce dalla mia incapacità di muovermi all'interno di un contesto conviviale, incisioni come il "Live At The Village Vanguard" di Enrico Pieranunzi fungono da balsamo dalle incredibili capacità lenitive. Un pianoforte che ti accarezza l'anima in un susseguirsi di note il cui incastro è una geometria perfetta, una matematica delle emozioni sorretta da una sezione ritmica in cui il compiante Paul Motian gioca con piatti e tamburi per ricordarci che un batterista non è solo "un portantino del ritmo" ma un cesellatore che abbellisce, inventa e sorprende, l'interlocutore perfetto per un contrabbasso elegante e pulsante che funge da trait d'union per ritmica ed improvvisazione. Un ruolo che Marc Johnson svolge con la perizia e la passione del musicista abituato alle grandi occasioni, uno di quelli che un palco, per quanto importante sia, lo cavalca con tenacia e fermezza tributandogli il dovuto rispetto con la classe della performance.

Un palcoscenico, quello del Vanguard, di certo impegnativo. Nel locale newyorkese si è mossa la crema del jazz mondiale, un diamante che nel suo interno ha raccolto una serie di gemme che si sono tramutate in lavori dalla portata storica enorme, uno su tutti: "Live At The Village Vanguard" di John Coltrane, un lavoro dal vivo dalla potenza narrativa sublime che è diventanto un vero oggetto di culto per tutti gli appassionati di Jazz. Enrico Pieranunzi è entrato in questo tempio in punta di piedi, con una scaletta capace di spaziare dall'America all'Italia alternando brani originali del pianista romano a improvvisazioni su Monk, Rota, Konitz e Rodgers/Hart, il tutto in un'atmosfera che definirei quasi onirica, una specie di sogno in bianco e nero in cui non sfigurerebbe un Miles Davis che, seduto fra il pubblico, si fuma una sigaretta ascoltando le splendide frasi messe in opera dal trio. Non so perché ma se chiudo un ottimo gli occhi mi sembra di proprio di vederlo: la nuvola di fumo che gli copre parzialmente il viso mentre col piede tiene il tempo. Il passato e il presente uniti insieme dai fili sottili della suggestione e della fantasia. Ma sto divagando e Vi chiedo di perdonarmi, anche se a mia discolpa posso solo dire che per un appassionato di musica come me spesso le note sono come colonne sonore su cui vado a costruire un film immaginario, un meta-racconto privato in cui rifugiarmi e sentirmi calmo e rilassato. Su album come questi non viene incisa solo la performance ma si traghetta su supporto digitale anche l'atmosfera del luogo in cui essa è avvenuta: siamo al Vanguard in una estate del 2010 e stiamo ascoltando/vedendo Enrico Pieranunzi, Paul Motian e Marc Johnson che tengono uno spledido concerto. L'aspetto empatico fa parte del gioco ed è questa la magia che distingue un ottimo disco dal vivo da un live qualsiasi! Se poi a tutto ciò aggiungete un interplay perfetto, grande estro ed eleganza, accompagnati da un'ottima registrazione allora non è difficile capire che lavori come questo vanno acquistati e supportati perché la buona musica, quella artigianale fatta con cuore ed anima è una cura per lo spirito, un veicolo che diffonde una cultura che va oltre la rappresentazione comica di stereotipi che più che ridere dovrebbero far piangere ma che sono tanto cari ai mass media italiani. Musicisti come Pieranunzi ci ricordano che l'Italia è un paese che per secoli è stato una vera e propria fucina in cui sono state forgiate le basi per le forme artistiche più disparate e che, anche se sepolte da una montagna di sterco fumante, esse sono ancora ben vive in chi dedica all'arte ben più di una semplice battuta per sembrare "acculturato".

Detto questo vi lascio con l'invito a prendere "Live At The Village Vanguard" di Enrico Pieranunzi per ascoltarlo e farlo vostro, per tenere con voi un pezzo di storia del Jazz nostrano, in cui per la prima volta da molti anni a questa parte è l'Italia ad esportare all'estero un artista valida e di grandissimo spessore.

"Live At The Village Vanguard" - Enrico Pieranunzi: piano; Paul Motian: drums; Marc Johnson: bass.

Elenco e tracce

01   I Mean You (06:41)

02   Tales From The Unexpected (05:22)

03   Pensive Fragments (07:12)

04   My Funny Valentine (08:25)

05   Fellini's Waltz (05:56)

06   Subconscious Lee (07:12)

07   Unless They Love You (05:53)

08   La Dolce Vita (11:03)

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