Sembra che non voglia smettere mai, questa pioggia.

Non è questa la pioggia che "bruiva tepida e fuggitiva". No, proprio no. È pioggia cattiva, che ti scivola addosso, non lasciandoti niente se non l'umido che ti vorresti asciugare subito di dosso. Mi trascino alla porta di casa che sento che le gambe quasi si ribellano, mi stravacco sul letto strappando le coperte, cattivo.

La conosco bene questa sensazione. "Si fece buio su tutta la terra". I muscoli si irrigidiscono, la mente è vigile, troppo vigile, mentre vorresti solo dormire e non ci riusciresti mai. Allora cerchi quel dormiveglia febbrile, chiudi gli occhi nel tuo sonno artificioso che hai comprato a buon mercato dal farmacista. Quel sonno drogato e prezzolato alle porte di un tardo pomeriggio, in cui vorresti solo diventare anche tu una goccia di pioggia. E scivolare via, dimenticato. Magari solo per morire alle radici di un fiore per ridargli la vita. Un sonno che chissà poi perché si popola di uno strano ed inquietante puzzle musicale. Johnny Cash che canta "Thirteen", il tizio all'angolo che strimpella "Knockin' On Heaven's Door" raggrannelando monetine, il vicino che spara un rap, Bonnie "Prince" Billy che sussurra nella mente "I know nothin' and I am overjoyed". No, nemmeno io voglio più sapere. Non voglio più sapere. Voglio essere una goccia di pioggia e evaporare al primo sole, tornare in cielo e volare come un cirro. Vorrei essere senza corpo che ora brucia di febbre, senza consumarsi come invece vorrei. "Mio Dio, Mio Dio perché mi hai abbandonato?" M'ingetsemano. Dove sei Dio?

Metto su sugli altoparlanti gracchianti del portatile questo "Chair and Microphone Vol. 1" degli "Enter The Worship Circle". Ricordo benissimo quando qualcuno, qualche mese fa, me ne parlò. "Mai sentiti", risposi. "Boh, ascoltali, forse sono un po' canzoni da scout, a me piacciano... Parlano sempre di Dio, un po' fanatici, per chi magari non ci crede come loro, però non sono male". E poi chiosò: "Hai presente i Deicide? Ecco beh, sono, semplicemente, il contrario...". No, non ho presente i Deicide, ma è lo stesso - mi dico. Lo ascolterò.

Disco semplice, questo, per me che quest'oggi cerco Dio. Preghiere sentite, sincere in questo disco. L'entusiasmo è genuino, e lo si sente. È un album in cui c'è poco, spartano quasi. Solo "Sedia e Microfono". E sulla sedia ci sta seduto Ben Pasley, e il microfono raccoglie la sua voce giovane, robusta ed un po' ingenua. E poi c'è la sua chitarra. Fanno "Christian Folk", o qualcosa del genere. E io oggi cerco Dio, in questo disco, cerco Dio fra la polvere, in queste note, perché "Il Figlio dell'uomo, infatti, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (Lc. 19, 10). "One, two. . . " inizia così "Chair and Microphone". Parole che introducono l'opener "Pieces", col suo lungo e accorato: "I’ m falling to pieces" con quel "faaaaaaaaaalling" strascicato che pare dare il senso della caduta, della sospensione in un vuoto che è dentro, e che suona comunque profondamente e inguaribilmente speranzoso. Un brano che commuove, in fondo, in quella che ora nella mia rabbia mi sembra solo ingenuità.

Dio è morto, disse qualcuno, e a volte vorrei esserlo io al posto suo. La febbre umida di pioggia mi attanaglia. Ma è balsamo l'accorata "Rescue Me Deep", altro brano dove Pasley sembra quasi un Lazzaro resuscitato da una scossa divina dalle nebbie del reale all'iperuranio paradisiaco del sogno, del non-vero 'And now when I dream, I dream of You, You, God And how Forever might really feel' A me invece nel sogno mi si affollano altre immagini terrificanti, mentre la musica scorre, il sangue mi si mescola alla febbre, il calore mi si spande sulla fronte e la pelle mi si ribella in una allergia maligna e bastarda, che mi fa grattare sino a quasi a scorticarmi e sanguinare. Chissà perché mentre ascolto Pasley che inneggia alla gloria di Dio in "Crown Him", io mi sento "Eaten from The Inside", squarciato dentro, aperto in due da una allergia che mi divora e mi risucchia, implodendo lentamente. Anima che si squarcia. Amore e Sonno, Gloria e Cenere, mentre Pasley canta trionfale sui suoi riff acustici 'Crown Him Love, crown Him Alive and Well, Crown Him God of Our Salvation Crown Him Lovely, crown Him Beautiful, He is God and we adore Him.'

Ci sono canzoni che non vogliono dire molto, in questo album. Canzoni che sono fuffa come certi sermoni gonfi di retorica e certi retori gonfi di vuotaggini. "How Precious To Me" è una nenia poco azzeccata, e "Wedding Days" suona come un riempitivo del nulla, un cannolo insipido con dentro niente. Ma c'è la precarietà buferosa di "Hurricane" e soprattutto c'è la splendida "Memphis" che dall'alto della sua tonalità maggiore e sincopata canta 'If I am rich, if I am strong If I am lonely, if I am wrongOne thing is sure I’ m going downtowndown to my grave If I am black, if I am kindIf I am angry, if I am blindOne thing is sure I’ m going downtowndown to my grave' "Sicur l'è mort", si dice dalle mie parti, "Sicuro è morto".

Ma io in questo momento sono sicuro di poche cose. Ed è per questo che credo di essere ancora vivo.

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