Tornano a distanza di due anni dall'ottimo "Dieversity" i dark-metallers finnici nel tentativo di bissarne il successo e, forse, di ottenere la definitiva consacrazione a band di primo piano nell'inflazionato panorama metal continentale. Lavoro dalle credenziali ambiziose questo "Fatal Design" segna una svolta nel suono del sestetto amplificando le componenti elettroniche e i riffs di matrice hard-rock/classic-metal già presenti in massicce dosi nella precedente fatica. Infatti, pur mantenendosi fedeli ai patterns che li hanno lanciati, gli Entwine induriscono i suoni, il riffing si fà nettamente più serrato e le accelerazioni ritmiche trovano maggiore spazio rispetto al passato.
Agevolato da una produzione stellare il platter in questione risulta assai variegato proponendo scenari sonori cangianti, spaziando da energiche trame di derivazione hard-rock ad agili refrains dalle reminiscenze Sentenced periodo"Frozen", per arrivare a riffs al limite dell'industrial-noise abilmente coadiuvati da keys futuriste.
Dieci pezzi tirati dove romanticismo lacrimante ed urgenza metallica camminano di pari passo, senza cadute di tono alcune, capaci di emozionare l'ascoltatore mantenendo un "pace" elevatissimo e sfoderando una perizia vocalico-strumentale di assoluto riguardo. L'apertura affidata alla title-track rivela un Mika Tauriainen in forma smagliante, incontenibile nel chorus e delicato nella strofa introduttiva mentre gli axemen lo sorreggono con un guitar-crunch di notevole impatto. "Chameleon halo" si presenta con un riffing thrash-industrial (!) per liberarsi in un ritornello che ci riporta al passato dolciastro di"Gone", il tutto arricchito da pulsanti linee di basso e dal modernismo tastieristico.
Altro highlight viene incarnato dall'anthem di "Surrender", dove Mika ci delizia con una prestazione vocale da urlo mentre le chitarre vicine agli In Flames di "Colony" duettano con un drumming veloce e preciso. Proprio gli svedesi si fanno sentire nell'ottimo riff d'apertura di "Twisted" che poi prosegue brillante e melodica fino a fondersi in un intermezzo "urlato"di chiara matrice industrial. Finale intenso dominato dalle twin guitars vorticose del duo Mikkola/Kähkönen. In "Insomniac" esplode l'anima sperimentale trascinandoci in un susseguirsi di modernismi chitarristici di stampo groove-rock e vocals ora suadenti, ora emozionali e tormentate. I riffs granitici sguinzagliano un solo efficace ed il refrain conclusivo ci porta in territori insoliti al combo di Lahti. La conclusione si affida all'hit quasi radiofonico di "Break me", mid-tempo di gran classe tra keys sognanti ed un cantato talentuoso sempre sorretto dall'ottimo rifferama, per poi lanciarsi nell'ultima cavalcata malinconica di"Curtained life". Lenta, dalle armonie vocali calde e vellutate, ci conduce per mano verso cori profondi coadiuvati da tasti d'avorio avvolgenti e mai scontati.
In definitiva "Fatal Design" si rivela un lavoro infarcito di talento e raggiunta maturità compositiva, probabile consacrazione di una band abile nell'evolversi ma onesta nel non stravolgere le caratteristiche che hanno infiammato i suoi fans nei precedenti lavori. Applausi e battimani.
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