Qualche tempo fa, girellando per la rete, mi capita di parlare con un tizio californiano. A causa del mio nick, che non è di solito andy sheppard, ma comunque denota un certo qual interesse per la musica, mi chiede cosa sto ascoltando. Gli rispondo Jannacci. E lui chatta '?' (in inglese nel testo).

E io mi perdo via, pensando a quante volte sono stato lì, a chiedermi come si vive in California, cosa si pensa, come si sta, cosa si ascolta. Quanto ci ho speso. E mi dico: ma perché invece 'sto tizio qua non dovrebbe avere interesse a sapere come si vive a Milano? E per dirglielo ci sono poche persone meglio del leccese Jannacci, o dell'ucraino Scerbanenco.

Scerbanenco oggi lo si chiamerebbe Sherbanenko, grazie anche al suo conterraneo e rimpianto centravanti milanista. Era uno che scriveva. Benissimo. E tantissimo. Un suo racconto parla di una donna. Beh, mica solo uno. Molti. Ma quello di cui voglio parlarvi sì. Una donna bella e dannata. Che non si accontenta di niente. Che vive una vita spericolata. Che si mette nei guai. Sempre. Ed in un guaio, grande come una casa, si trova quando inizia il racconto (due pagine in totale, è genio, io ci metterò mille righe per raccontarlo, abbiate pazienza). La cerca la polizia. La bracca. E lei ha una sola possibilità. Ritrovare un uomo che l'ha amata da morire. E che lei ha tradito, lasciato, abbandonato. Ma che - ne è sicura - la ama ancora. Ritrovarlo, nascondersi da lui. Magari cercare di rinunciare alla vita spericolata. Di sicuro salvarsi dagli sbirri, dalla galera. Questa donna arriva a Milano, sale su un taxi e cerca quell'uomo. Solo che non lo trova. Va all'indirizzo in cui abitava e niente, gli dicono no, è andato via di qua, provi da un'altra parte. E anche qui niente. E così tutta la notte, con l'idea - tra l'altro - che quest'uomo, innamoratissimo di lei, sia un bel po' sceso nella scala sociale. Ma niente, non lo trova. Fine, non c'è niente da fare, l'unica via d'uscita si è chiusa, il tassista che pazientemente l'ha accompagnata per tutta la notte riceve l'ultimo ordine, che è portarla a Stazione Centrale. Proverà a prendere un treno, ma è sicura di non farcela, lì ci sono di sicuro gli sbirri che l'aspettano.


Basta. Mica posso andare avanti, sarebbe spoiler. Il racconto lo trovate nel bellissimo libretto uccidere per amore di Sellerio.

Io invece volevo parlarvi di m'han ciamaà. E voi credete che non l'abbia fatto.

E di quanto bella, struggente, unica fosse la Milano del leccese Jannacci, dell'ucraino Sherbanenko.

E chissà se quel tizio in California è riuscito ad intuire qualcosa. Di certo so solo che non ci ho mai più chattato...


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