Una giornata particolare (1977) è un film di Ettore Scola.

Gabriele (Marcello Mastroianni)

Antonietta (Sophia Loren)

La giornata particolare è quella del 6 maggio 1938, giorno in cui Adolf Hitler in visita in Italia, giunse nel suo ultimo giorno di permanenza a Roma, ed incontrò Benito Mussolini ed il Re, per sancire un’alleanza.

Il film si apre proprio con un documentario costituito da immagini di repertorio di quel giorno, arriva il treno con Hitler a Roma, partito dal Brennero, ha attraversato l’Italia intera.

L’accoglienza a Roma è trionfale, l’esercito italiano è schierato lungo i Fori Imperiali, alpini, bersaglieri, fanti, carri armati aeroplani, davvero impressionante.

Pochi minuti di storia in bianco e nero ed ecco che con uno stacco si passa dal documentario al film ed anche nel film ci troviamo di buon mattino, a Roma, nella stessa giornata particolare: 06 Maggio 1938.

Un lungo piano sequenza, tra i più lunghi nella storia del cinema italiano, mostra un complesso condominiale popolare e, dal basso verso l’alto, scruta ed indugia per brevi istanti su scene di vita quotidiana. Gli inquilini, appena svegli, si stanno preparando al grande giorno. La macchina da presa sale ancora e, dolcemente, entra in casa di Antonietta, una donna sui 45. Antonietta ha preparato il caffè e su di un braccio regge i vestiti che sta per distribuire al marito ed ai suoi 6 figli (che se fanno il settimo gli daranno un premio). La famiglia di Antonietta è una famiglia fascista modello, fedele al regime. Il marito è quasi una parodia del buon fascista, che per essere “uomo” deve necessariamente essere Marito, Padre e Soldato. Così recita una delle tante didascalie dell’album di fotografie che tiene Antonietta. Ritagli di giornale, aforismi del duce. Anche Antonietta è una mamma-moglie-fascista modello, però non è felice. Col marito non c’è dialogo, amore, tenerezza e tirare su sei figli non è uno scherzo, una vita di soli sacrifici, per la famiglia e per la patria. Al di fuori del suo ruolo di mamma e madre Antonietta, praticamente, non esiste per nessuno.

Bando alle ciance, prepara i figli, lava, vesti, la colazione e resta a casa Antonietta. Tutti andranno ai Fori ma tu no Antonietta, non te lo puoi permettere. Devi riordinare la casa, rifare i letti, ritirare il bucato, pulire, preparare da mangiare.

Così è. Tutti sono andati e non sai manco da che parte cominciare. Succede poi che dalla gabbietta aperta vola via il merlo indiano di casa, la finestra è aperta. Il merlo plana sul cornicione della finestra di fronte. Antonietta è determinata a recuperare l’uccellino a tutti i costi, è uno di famiglia pure lui.

Suona al campanello della casa di quella finestra. In casa vive Gabriele, sta scrivendo delle lettere, sta lavorando, sulla scrivania c’è una pistola, forse Gabriele vuole farla finita.

Basta poco per incontrarsi, basta seguire un merlo indiano scappato dal balcone, basta osare più in alto sulla terrazza, tra le lenzuola che asciugano al sole, per illuminare un cielo sbiadito di nuovi colori (Sophia Loren dal libro: “Ieri, oggi e domani”).

Il fato, il caso o chi per loro fanno incontrare due anime sole ed infelici. Anche Gabriele sta male, faceva l’annunciatore alla radio, alla Eiar ma è stato licenziato perché considerato anti-fascista, sovversivo e soprattutto “depravato”. Ma adesso c’è un merlo da recuperare, forse c’è tempo per un caffè, perfino per due passi di rumba.

Ettore Scola firma uno dei suoi film più riusciti. Vince la scommessa di proporre la coppia dei belli più belli del cinema italiano (Loren e Mastroianni) ormai avanti negli anni ed in ruoli scomodi; quello dei vinti, degli emarginati, dei reietti.

Per la prima volta nel cinema italiano viene affrontato il tema dell’omosessualità da un’altra prospettiva, più umana e profonda rispetto ai clichè della checca simpatica più o meno isterica ma comunque sempre mono-dimensionale, macchiettistica.

Gabriele per il regime è “depravato”. Gabriele è frocio e sarà lui stesso ad urlarlo nella tromba delle scale, che sentano tutti, anche quella pettegola della portiera che tanto sapeva già tutto lei. Ma Gabriele è soprattutto una persona. È di buon animo, è colto, è gentile, è un bell’uomo ed Antonietta (che non sa nulla della sua omosessualità) se ne invaghisce in pochi minuti.

Una storia d’amore impossibile solo che stavolta non è l’amore (che tutto governa) ma i rapporti umani, il riconoscimento del ruolo di un essere umano che prima di essere un frocio o una sorta di giumenta sforna figli per la patria è una persona magari perfino meritevole di stima e considerazione.

È questo che apprenderà Antonietta nella sua giornata particolare, Gabriele ste cose le sapeva già ed anzi stava per farla finita proprio per questo motivo. Sarà proprio Gabriele a dire ad Antonietta una cosa tipo: “di questa giornata particolare con te Antonietta, non ricorderò tanto il sesso (per me non cambia niente, resto un omosessuale) ma mi ricorderò di te, del caffè, della rumba, delle risate, della tua compagnia”. Forse è qui che Antonietta realizza di “esistere” sebbene potenzialmente come un essere umano e non solo nel ruolo che gli è stato attribuito in società (fascista).

Finisce sempre che ci adeguiamo noi alla mentalità degli altri anche quando è sbagliata.

Un film, delicato, poetico, toccante, commovente con due interpreti straordinari ed una regia di prim’ordine. Le inquadrature dall’alto o dal basso del grande complesso condominiale circolare con il cortile al centro, i cosiddetti palazzi Federici in Viale XXI Aprile, il più grande edificio di case popolari costruito in Italia negli anni trenta. I piani sequenza nella casa ora di Gabriele ora di Antonietta, lei che spia Gabriele dalla finestra. Una regia solida, strutturata, intima, perfettamente compenetrata con i due protagonisti davvero magnifici e se su Marcello Ettore non aveva dubbi, molti ne aveva su Sophia che mai in vita sua (icona di straripante bellezza) aveva interpretato un ruolo così dimesso, una casalinga struccata con indosso, per tutto il film, un’anonima vestaglietta a fiori (a proposito, la vestaglia verrà messa all’asta). Ci mise del tempo Loren a calarsi nel personaggio ma i risultati furono eccezionali.

Uno degli ultimi capolavori della cinematografia italiana, un ruggito dal passato contro gli anni 80 di plastica e pop-corn che stavano per arrivare.

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