Dopo un periodo di produzione meno travagliato del solito che ha portato solamente al cambio di produttore in corsa ed a un anno di ritardo rispetto ai piani iniziali che prevedevano l'uscita dell'album nell'autunno 2010, Evanescence prende finalmente la luce nell'ottobre 2011 con un nuovo produttore ed una formazione identica a quella con coi i Nostri si erano congedati dal grande pubblico nel 2007 (non considerando le due brevi apparizioni del 2009, tra l'altro con una formazione leggermente diversa che non comprendeva Troy McLawhorn alla chitarra).

Evanescence è il terzo album ufficiale e a produzione mondiale della band (non contando il lavoro a produzione limitata Origin), un album che ha avuto un periodo di gestazione piuttosto lungo e che era stato annunciato come uno degli album più attesi del 2011 dopo che il periodo di assenza degli Evanescence dalle scene era diventato decisamente imbarazzante, e dopo che le vicissitudini negative della casa discografica ed una sibillina intervista della stessa Amy in cui dichiarava di essere al lavoro su un album solista, avevano fatto credere che il progetto Evanescence potesse essere in qualche modo accantonato per molto più tempo.

Invece il terzo album è nelle nostre mani, e riporta sulla copertina il nome della band ed il titolo omonimo, una scelta secondo me felice per aprire una nuova "Era".

Gli Evanescence, band fondata nel 1995 e composta inizialmente dal duo Amy Lee e Ben Moody, ai quali si era poi unito il tastierista Hodges, hanno fatto parlare tutto il mondo nel 2003 con il famosissimo Fallen, album vendutissimo e ad oggi un successo insuperato per la band.
Alla base di questo successo ci sono elementi che hanno fatto letteralmente impazzire i fan all'epoca: una voce ed un look davvero unico della cantante, sonorità che mischiavano elettronica e chitarre metal assieme a quel gusto post-grunge ed influenze pop che hanno accattivato il grande pubblico, melodie e testi indimenticabili che sono ancora oggi grandi classici (basti pensare a Bring Me to Life e My Immortal).

Tre anni dopo, ma soprattutto dopo l'abbandono di Ben Moody, ovvero del 50% degli Evanescence, la Lee viene chiamata alla difficilissima impresa di replicare un successo planetario.
The Open Door è un album ai limiti del concept album, dove i testi dal carattere universale di Fallen vengono sostituiti da racconti di vita, molti dei quali sicuramente ispirati da dirette vicende vissute dalla stessa Lee, il tutto ben confezionato ed impreziosito dalla ballata Lithium, secondo singolo dell'album e probabilmente una delle canzoni migliori di The Open Door.
Ma venendo alla musica, si vede fin da subito che qualcosa si è spezzato, o almeno è cambiato: Ben Moody, il cui lavoro di chitarra e sensibilità era tangibile in Fallen, viene sostituito dalla chitarra molto più convenzionale, sebbene non malvagia, di Terry Balsamo, le scelte stilistiche sono profondamente diverse, ed in generale l'idea è quella di una virata più verso il rock nell'accezione più semplice del termine più che sulle elaborate basi elettroniche, che qui sono sostituite da un sapiente lavoro di effetti, ma su cui le chitarre sono decisamente predominanti.
L'album è comunque un successo, nonostante evidenti scricchiolii in corso d'opera, iniziati dalla promozione di Lithium, il primo singolo dei Nostri che non ha certo il successo sperato, e l'abbandono di altri due componenti quasi originali della band (LeCompt e Gray), che andranno poi a ricongiungersi a Moody nei We Are The Fallen.

Dopo un tour molto lungo conclusosi nel dicembre del 2007, la band, ora composta da tre membri più due membri ospiti dei Dark New Day (cmq oggi considerabili a pieno titolo negli Evanescence) si prende un lungo periodo di riposo, in cui Amy si dedica a qualche lavoro solista, qualche apparizione sporadica e due concerti in Brasile nel 2009.

Come però i fan sperano, il terzo album prende man mano la luce: le prime interviste parlando di un album diverso, di un album corale, di album simile ai Portishead, le voci sull'uscita si susseguono, le ipotesi sulle sonorità anche. Tutto fa presagire un ritorno massiccio all'elettronica, e tutti si aspettano di avere il cd nelle loro mani nel 2010, le note vicende fanno invece slittare il tutto nel 2011.

Il risultato è un lavoro decisamente meno sperimentale di The Open Door, ma anche meno convenzionale: da una parte, le chitarre sono adesso suonate in modo più incisivo, heavy e godibile e fanno il verso a quelle di Fallen, da una parte, la scelta è stata quella di abbandonare, ormai in modo definitivo, qualsiasi velleità elettronica (a cui probabilmente il vecchio produttore faceva riferimento).

Evanescence è infatti un album rock, e lo è al cento per cento: non ha l'elettronica di Fallen, non ha la sperimentazione di The Open Door, ma la voce della Lee è accompagnata da una band classica, che, va detto, non ha più elementi di aggancio con il passato, ma è composta da membri da The Open Door in poi.
Questo si nota se si ascoltano tutti i tre album: ognuno ha una formazione, un messaggio ed una sonorità diversa. Se da una parte questo è sicuramente un ottimo lavoro di varietà musicale, dall'altra chi segue la band fin dagli esordi noterà sicuramente che questo continuo cambiamento ha portato anche ad un appiattimento in quegli intrecci voce e melodia che erano un marchio di fabbrica della band.
In questo nuovo lavoro solo la ballata My Heart is Broken (ballata decisamente rock) o la commovente Never Go Back si ispirano a quegli elementi, canzoni come Erase This, Sick e End of the Dream vanno invece in territorio quasi metal, in cui Amy canta in un modo decisamente inedito per quel che riguarda cattiveria e forza vocale. Made of Stone, The Other Side ed Oceans sono invece manifesti del nuovo trend creativo della band, Swimming Home è una song elettronica che probabilmente apparteneva a quella parentesi che poi solo una parentesi è stata, fino alla sedicesima traccia Secret Door, che svela una Amy questa volta davvero inedita e una capacità creativa e melodica che non è presente davvero in tutto l'album.

Perchè è proprio questo il punto: se da una parte la scelta rock ha pagato, regalandoci un album ottimo, da una parte l'originalità melodica manca decisamente in molti e troppi passaggi, e la sensazione, come in The Open Door, è che la capacità compositiva di Moody, con la quale la Lee in qualche modo si completava, e a cui il progetto Evanescence si basava, non è mai stata completamente riempita, nonostante gli sforzi e i risultati siano comunque notevoli.

Se la produzione di questo album è pressocchè perfetta, e fa impallidire anche Fallen su questo (all'epoca i mezzi erano minori) e fa andare in secondo piano la sperimentazione di The Open Door, le canzoni, a partire dalla prima traccia nonchè primo singolo mancano a tratti del vero mordente evanescente che di sicuro ci si aspettava dopo una lunghissima attesa.

Evanescence è un lavoro di coraggio, abnegazione, il racconto di una nuova Era e dell'evoluzione che il progetto Evanescence ha avuto, racconta gli Evanescence di adesso, in cui il dolore è ancora al centro dei testi e delle musiche, che hanno nella voce di Amy il loro punto di forza. Difficile però dire il vero valore di questo nuovo disco: un lavoro sicuramente rivolto ai fan, molto meno ai neofiti o a chi non conosce la band, perchè gli elementi di forza sono stati accantonati a favore di un sound più convenzionale.

Ciò non toglie che sia un lavoro ottimo, forse migliore di The Open Door, uguale a Fallen per quel che riguarda l'impatto, se non addirittura migliore per questo aspetto, sicuramente minore nelle musiche e nelle melodie, sicuramente inedito per l'uso che Amy ha fatto della sua voce.

8 / 10

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