Cinque anni fa Fabio Concato ci regalava quello che a tutt'oggi è il suo ultimo album di inediti. Dopo ben 11 anni, dal 2001 al 2012, il cantautore milanese non pubblicava un disco di pezzi nuovi. Un tempo incredibile, inusuale, se si considerano gli standard della discografia. Undici anni interrotti solo dal live "Voilà" e dall'antologia "Oltre il giardino", con tanto di partecipazione a Sanremo 2007. Anche grazie ad un supporto psicologico, il Piccaluga (questo il suo vero cognome) sforna un disco di 11 nuovi pezzi, che rappresentano anche un sunto della sua carriera e del suo modo di fare musica, tra sentimento, ironia e l'immancabile vena jazzistica. "L'altro di me" è il manifesto programmatico del suo ritorno e dell'aver ritrovato una vena creativa che si era consumata, fino a parlare proprio di "sindrome del foglio bianco" nelle interviste. "Stazione Nord" è un omaggio alla sua Milano, mentre la title-track, come aveva fatto "Oltre il giardino", affronta la difficoltà di perdere il lavoro in età matura. "Sapere immaginare e comprendere, è tutto qua..." La quarta traccia omaggia la Francia e le sigarette Papier Mais, ovvero la versione delle Gitanes, da sempre le sigarette dei ricchi, in carta gialla per imitare la carta delle piante con cui i ceti popolari arrotolavano il tabacco. È un quadretto ben riuscito di nostalgia. Poi c'è il ricordo dell'amico scomparso in "Carlo che sorride" e il ringraziamento alla musica in "Se non fosse per la musica", dove Fabio afferma che non sa veramente cosa avrebbe fatto, dichiarando "di non saper fare niente". In giovinezza si era iscritto alla Facoltà di Medicina per diventare psichiatra, ma con risultati non soddisfacenti. "Non smetto di aspettarti" è la grande canzone romantica che ci si aspetta in un album del cantautore di "M'innamoro davvero" e "Domenica bestiale". Non manca nemmeno il classico quadretto ironico, ed ecco infatti "Breve racconto di moto", che con un parlato cabarettistico e qualche parolaccia rappresenta la versione 2012 di brani come "Rosalina" e "A Dean Martin". "Il filo" è una richiesta di allungare il filo della vita, una canzone di bilancio esistenziale. "Sant'Anna (di Stazzema)" con parole semplici e senza mai citare a parte il titolo espressamente il massacro che i nazisti compirono il 12 agosto 1944 rende onore alle vittime: "mi inchino a ricordare", prima dell'assolo che sa di pianto e commemorazione. Chiude questo elegante prodotto "Un trenino nel petto", cioè la sensazione che prova la persona quando si (ri)innamora, a completare il sentimentalismo di "Non smetto di aspettarti". In copertina un Concato che si tocca gli occhiali coperto da codici informatici, codici che sono presenti anche nel disco per ascoltare cinque brani storici del cantautore, eseguiti voce e chitarra, per dare qualcosa in più dopo un'assenza così lunga. Tutto qua.

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