Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (in tutto o in parte) su http://www.marsigliarecords.it/m021.php

La Genova autunnale di Zuffanti... Fabio Zuffanti approda al primo disco solista, anche se è soltanto un EP di cinque brani pubblicato dalla giovane etichetta Marsiglia. Primo disco solista perchè completamente concepito in proprio e senza il coinvolgimento in fase di scrittura dei suoi molti compagni di ventura.

Vulcanico musicista genovese poliedrico alla testa di una moltitudine di progetti musicali da quasi vent'anni a questa parte, progetti che tra i tanti rispondono al nome di Finisterre, La Maschera di Cera e Hostsonaten, cioè le più importanti entità musicali del rinascimento neo-progressivo italiano degli anni Novanta, Zuffanti pare allontanarsi dalle tempeste progressive (e ormonali?) di gioventù e raggiungere un'introspezione minimale, angusta, invernale, affine alle pagine di grande poesia che solo la sua Liguria ha saputo scrivere. Il profondo "io" musicale di Zuffanti affonda e riemerge verso una luce diffusa sulle distese innevate del capoluogo ligure, paesaggi che hanno profondamente ispirato il musicista, a porsi diverse domande circa il significato intrinseco della poesia algida, gelida e un po' elettronica soffiata dal freddo vento autunnale che diventa poi inverno. Crepuscolo. Buio. Viene tutto filtrato attraverso la lente delle pulsioni sintetiche, delle chitarre arpeggiate ed effettate.

Sensazioni a metà tra i suoi progetti Quadraphonic e LaZona, Fabio costruisce panorami imbevuti da una giornata di pioggia che diffrange la luce debole del tramonto, come succede nella titletrack "Pioggia e Luce". Filtrata è anche la voce crepuscolare di Zuffanti stesso, la quale a tratti ricorda con un andirivieni lontano una specie di Lucio Battisti "elettronizzato". Veloce come la brezza, passa sbuffante "Il Treno" che arriva alla stazione serale e malinconica di "Ottobre". Brano quest'ultimo sinceramente autunnale, da ascoltare in una giornata di pioggia dietro i vetri umidi di una finestra con veduta anestetizzante sul mare in burrasca, le cui onde "rosicchiano" la battigia dei moli della Lanterna... o di un qualsiasi altro porto. Umidità che scava e ossida il ferro della vita quotidiana, cantata in "Ruggine" dal lamento Battistiano di Zuffanti, altra piccola perla di languidità tastieristica. Dopo di che "Il Deserto" di supposizioni ed effetti elettronici chiude la porta sulla poesia di questo dischetto.

E' incredibile come Fabio Zuffanti sia maturato artisticamente negli ultimi anni riuscendo ad arrivare ad omaggiare sia il progressive classico che ha fatto grande la musica negli Settanta, sia i nuovi impulsi interiori e minimalisti che fanno riflettere e guardare all'interno della propria persona.

Potete scaricare gratuitamente l'ep presso http://www.marsigliarecords.it/m021.php o acquistarne una copia "vera" su ebay http://tinyurl.com/yrf53n.

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