A moltissimi il nome di questo gruppo è sconosciuto, oppure penserete che l'ho confuso con i più famosi Fates warning. E invece non è così: i Fair Warning sono, o meglio erano un gruppo hard rock molto in voga negli anni novanta.

I Fair Warning si formano con alla voce l'ex V2 Tommy Heart (la solita voce calda e roca), al basso l'ex Zeno Ule Winsome-Ritgen e alla chitarra Andy Malacek dei S.A.D.O. Come moltissimi gruppo, questo combo tedesco raggiungerà un successo stratosferico in Giappone, per poi sciogliersi dopo la nascita del nuovo millenno.
Il genere che propongono è il solito hard rock o meglio AOR di buona fattura, potente e melodico, con un tasso tecnico elevato e di ottimo gusto. Il loro merito è sicuramente l'aver riportato nella loro reunion tutti gli elementi che li hanno caratterizzati dal debutto fino allo scioglimento. Merito che può diventare un'arma a doppio taglio: infatti la proposta sonora non si discosta molto, per chi conosce a fondo il gruppo, da quanto hanno già composto.

Al primo ascolto può sembrare davvero un lavoro ottimo, ma se si va a pescare nel loro passato, la ricetta è alquanto la stessa. Il disco è stato anticipato dal singolo, nonchè prima tracia dell'album, "Don't Keep me waiting", che, neanche a dirlo, è stato un successone in Giappone. Ciò che salta subito alle orecchie, durante l'ascolto, è che le 13 tracce sono tutte potenziali hit: la loro struttura, le melodie, i soli sono di sicura presa e di ascolto molto facile e scorrevole. Si passa da canzoni energiche come appunto "Don't keep me waiting" a canzoni dal ritmo potente e trascinante di "Generation Jedi" per passare successivamente alla passionale "All of my love". La ricetta non cambia di una virgola con "Rainbow Eyes", "Push me on" e "Wasted Time". I riff sono potenti ma mai originalissimi, così come le soluzioni vocali che a tratti sembrano già sentite donandoci una strana, ma comunque piacevole, sensazione di DeJa-Vù. I brani che saranno degni di nota da qui fino alla fine del disco saranno sicuramente "Once Bitten, twice shy", dalle venature simil-country, o canzoni potenti come "in the Dark" o la seguente "All I wanna do", canzone molto gioiosa e piacevole davvero all'ascolto. Per il resto il disco scorre sicuramente bene e anche lasciandoci un dolce sapore nelle nostre orecchie.

Credo che potremmo definire questo nuovo lavoro di questa band come un dolce ritorno, senza eclatanti rivoluzioni o eccessivi cambi di rotta. La formula è la stessa, piacevole ma senza eccessivi spunti di gloria.

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