Nel 1989 esce questo unico album dei Faith Or Fear, Thrash band proveniente dal New Jersey ed influenzata dagli Overkill. Curiosamente tra le fila di questa band militava il futuro chitarrista della banda di Bobby Ellsworth, Merrit Gant; molti conosceranno questa formazione solo per questo fatto.
Questo quintetto di musicisti appare sulla copertina di questo discreto full-lenght "Punishment Area", caratterizzato da dieci tracce scorrevoli (11 nella ristampa), con qualche parte melodica, vedi l'incipit di "Have No Fear" e "Rampage" (nostalgica); tuttavia non si registrano picchi qualitativi nelle canzoni, anche se "C. D. S", "What Would You Expect" e "Shadow Knows" restano impresse al primo ascolto, o perlomeno sono quelle che preferisco. Si accelera con "Nothing Uncommon", caratterizzata da continui stop and go che però spezzano la tensione e il pezzo sembra non esplodere mai; lo stesso dicasi per "Ripoffs" che accelera e rallenta ma non spacca. Su "Nothing Uncommon" c'è poi un assolo breve e fulminante, dove la chitarra produce un suono simile ad una brusca frenata sull'asfalto viscido, molto analogo ad un lead di "The Arrival" da "Abigail" di King Diamond. Probabilmente un omaggio ad Andy Laroque. Il vocalist Tim Blackman si impegna a fondo con un timbro vocale East Coast, scandendo bene le parole e pure collaborando al songwriting. A questo proposito ecco un passaggio di "What Would You Expect", con il testo da lui scritto : "Corruption in the governmentbut what would you expectsome thing will never changeand on this you can surely bettell me where we're heading, to tellas time runs out, in a deadly battle we fight a losing bout". Di conseguenza lyrics a sfondo politico sostenute dalla musica che non privilegia la velocità alla Slayer, ma frequenti cambi di tempo e buoni solos.
Altro fattore importante: tutti i membri collaborano alla scrittura delle canzoni, anche se le due asce Chris Bombeke e Bob Perna fanno la parte del leone. E la produzione? Un pò grezza, simile forse a "So Far, So Good. . . So What!" dei Megadeth o a "Under The Influence" degli Overkill. A me questo LP non dispiace, di tanto in tanto lo ascolto e mi rammarica il fatto che i Faith Or Fear non abbiano raggiunto la notorietà. Il nocciolo della questione sta nella qualità delle composizioni, che magari in sede live hanno una loro forza ma su disco non convincono appieno, pur essendo godibili. I nostri eroi dopo l'uscita del disco pubblicano un demo nel 1990 con quattro brani (come si evince dal loro sito ufficiale) e poi l'oblio (anche se cambiano nome in Wagonhead).
Un elemento che non mi piace è il logo della band: molto brutto, che invade a copertina. Nel 1999 questo LP è stato ripubblicato ed i Faith Or Fear si sono riuniti, in tempi non sospetti, con il batterista fondatore Dan Hansen. Però vorrei fare una considerazione. Non basta dire: "Noi c'eravamo" e riformarsi dopo anni di anonimato; la reunion va bene, ma deve essere accompagnata da un prodotto di qualità, altrimenti si diventa la caricatura di sè stessi.
E nel Thrash è difficile non ripetersi. Aspettiamo dunque il loro secondo capitolo discografico (se mai giungerà)
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