Dovendo selezionare il genere di questo disco, mi sono trovato in clamorosa difficoltà: come inquadrare questo terzo lavoro del progetto più assurdo del buon Mike Patton? E' semplicemente impossibile, e il mio rifugiarmi nel più banale "experimental" non è altro che un voler mascherare l'inafferrabilità di questo Delìrium Còrdia.

L'album si apre con il suono della puntina del giradischi che rumorosamente va a toccare il disco, da cui partono le prime misteriose e apocalittiche note. E' un film questa lunga traccia di 55 minuti, che attraversa varie fasi sognanti e illusorie, nascondendo in buona parte i pur ottimi musicisti che accompagnano l'ex Faith No More in questa sua personalissima opera d'arte, perché di opera d'arte stiamo parlando. Dave Lombardo, Trevor Dunn e Buzz Osborne non sono che operai a mezzo servizio della mente folle e geniale di Patton, che produce e compone tutta questa lunga digressione nel suo personalissimo mondo.

Ricordi e nuove considerazioni sembrano fondersi in un unico flusso misterioso, il cui percorso e tantomeno epilogo sembrano sempre lontanissimi dall'essere percepiti. Non è per niente facile descrivere un disco simile, così interiore e così marcatamente fuori dai canoni. Nei primi venti minuti sembra davvero di essere intrappolati in un film di Lynch o di Cronenberg, e il senso di claustrofobia che ne deriva sarà certamente un sintomo comune ad ogni ascoltatore che vorrà intraprendere questo percorso notturno. Dopo il ritorno al sound di king for a day dell'ultimo splendido album dei Tomahawk, Mike ci consegna un altro episodio irrinunciabile della sua ricchissima carriera, per cui, se amate questo personaggio così eclettico e trasformista, non potete non correre dal vostro negoziante di fiducia e acquistare una copia di Delìrium Còrdia, che, tra le altre virtù, ha un artwork davvero ben curato. Dallo stesso Patton.
Senza voto.

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