"All The Pain Money Can Buy", l'album del 1998 che con la sua hit "The Way" portò i Fastball ad un fugace successo mainstream non è certo una pietra miliare: onestissimo disco power-pop abbastanza acerbo e discontinuo, con alcune perle alternate a canzoni non esattamente memorabili, ma il trio di Austin dimostrò tutto il proprio valore ed una raggiunta maturità artistica con il successivo "The Harsh Light Of Day" (2000), purtroppo i Nostri il jolly l'avevano già giocato con "The Way", e per un successo continuo e duraturo bisogna essere anche un po' (tanto) pu***ne, ed evidentemente Tony Scalzo, Miles Zuniga e Joey Shuffield. non sono stati capaci di esserlo o, come mi piace pensare, non hanno voluto esserlo, e così il bellissimo "The Harsh Light Of Day" vende la miseria di 85.000 copie e arriva ad una 97° posizione negli USA come miglior piazzamento in classifica. Ovviamente la Hollywood Records impiega due secondi per realizzare che quanto si poteva spremere dalla non certo pingue gallina Fastball era già stato spremuto, e così i tre texani si ritrovano spazzati via come polvere dall'olimpo mainstream; a piedi, con una carriera tutta da ricostruire, con l'assoluta certezza di non poter più riconquistare lo sberluccicante paradiso sfiorato con un dito e rivelatosi un'infida e fugace illusione.

E così a "The Harsh Light Of Day" seguono quattro anni di silenzio, interrotti nel 2004 dalla pubblicazione di "Keep Your Wig On", sotto l'egida della label indipendente Rykodisc: nelle dodici canzoni di questo disco i Fastball dimostrano di essere cresciuti artisticamente, lontano dalla celebrità e dal pu*****io di MTV: la loro musica è cresciuta, ha mantenuto il suo caratteristico trademark guitar-oriented e la sua fresca spontaneità, ma si è anche arricchita dal punto di vista qualitativo e creativo, facendo proprie nuove sonorità e registri stilistici: lo si capisce fin da "Shortwave", una breve intro di poco più di un minuto di durata giocata sul rimbalzo tra una semplice linea di piano e la voce di Tony Scalzo effettata e riverberata, che interpreta alla perfezione un testo dal sapore un po' surrealista: un incipit che è quasi una dichiarazione di intenti, ma le sorprese non finiscono qui: tra le innumerevoli sperimentazioni che fanno di "Keep Your Wig On" un album interessante, variopinto e mai banale spiccano canzoni come lo sbilenco piano-rock di "I Get High", intriso di disincantata e agrodolce autoironia, "'Til I Get It Right", entusiasmante cavalcata dal sapore autobiografico, nobilitata da un chorus azzeccatissimo, quasi epico nel suo incedere e conclusa da un elaborato assolo in cui duettano sax e chitarra, il leggero country-rock dal sapore estivo e spensierato di "Mercenary Girl", insaporito dal solito tocco di salace ironia tipico del songwriting di Tony Scalzo, e "Red Light", una specie di forsennato reggae-pop punk in salsa messicana con tanto di sarabanda di ottoni,a l'indiscusso apice del disco e forse dell'intera carriera dei Fastball viene raggiunto con "Falling Upstairs", ballata amara e conturbante caratterizzata da una chitarra avvolgente e sorniona con qualche tremula nota di xilofono e di pianoforte in sottofondo, in cui sembra quasi di sentire una versione più scarna e "casereccia" ma ugualmente affascinante ed espressiva dei Muse di "Absolution".

Accanto a questi "nuovi" Fastball c'è ovviamente spazio anche per canzoni che ricalcano lo stile più classico e più prettamente power-pop del trio di Austin, tra cui la veloce e ruspante "Lou-ee, Lou-ee", il pop rock da manuale di "Drifring Away" e le sonorità più tormentate di "Our Misunderstanding", scritta insieme a Jeff Trott, storico collaboratore di Sheryl Crow che rimanda direttamente alla meravigliosa "Slow Drag" di "All The Pain Money Can Buy" fino ad arrivare al primo singolo, "Airstream", canzone dai toni distesi e rarefatti, ottima per descrivere l'uscita da un periodo di pressioni e difficoltà che in qualche modo sembra riecheggiare, in modo sostanzialmente differente, lo stesso desiderio di libertà di "The Way", ed è un desiderio di libertà che pervade anche tutta la carriera dei Fastball, un trio di musicisti che si sono trovati davanti ad un bivio, a dover scegliere se rimanere musicisti o diventare porchettari cagasoldi e, un po' per forza e un po' per amore hanno scelto la prima opzione, che li ha portati a rinunciare a video faraonici, MTV awards e maxiville a Beverly Hills ma anche a produrre album come "Keep Your Wig On", il prodotto di una band matura e nel pieno delle proprie potenzialità, che ha trovato il proprio metro stilistico sia musicalmente che a livello di songwriting e libera da pose, marchette e copioni artificiosi, e questo basta e avanza per guadagnasi la mia più totale stima e ammirazione.

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