"Bad Bad Girls" è tipicissimo prodotto dell'"Hard&Heavy" britannico di gusto americano dei tardi anni ottanta, rumoroso ma leggerotto sulla scia tracciata da gente come Kiss e Motley Crue; lo annunciano senza possibilità di smentite le due "misteriose" gnocche, vestite un po' così, in copertina. Per chi gradisce puntate nel cosiddetto pop metal o hard rock melodico, questa è una delle opere di settore a mio giudizio meglio riuscite.

La formazione dei Fastway era stata assemblata nel 1982 da musicisti dimissionari da altri, affermati gruppi: il chitarrista dei Motorhead (e notevole bevitore) Eddie Clarke, detto "Fast", si era accordato col bassista degli U.F.O. (e rinomato fattone) Pete Way, da qui il nome della banda. I due avevano poi ingaggiato il batterista ex-Humble Pie Jerry Shirley (esimio picchiatore di pelli, alla John Bonham), scegliendo come cantante lo sconosciuto irlandese Dave King, rosso e bravissimo, dall'intenso timbro blues. Way però aveva dovuto da subito soprassedere a causa di inestricabili problemi contrattuali, ma il nome del gruppo gli era sopravvissuto e con un nuovo bassista il quartetto aveva fatto uscire durante gli anni ottanta tre o quattro album di pesante rockblues settantiano alla Zeppelin, ricevendo lusinghieri riscontri anche in termini di vendite.

Insanabili divergenze musicali avevano a quel punto fatto sì che King se ne andasse, portandosi via gli altri due musicisti e lasciando Fast Eddie con la sola ragione sociale del gruppo in mano. Spunta a questo punto un nuovo partner, nella persona del cantante, chitarrista e compositore Lea Hart, un musicista di estrazione diversa da Clarke e soprattutto da quelli che avevano appena fatto fagotto... più inserito negli anni ottanta e nel pop metal, quindi con voce e vena compositiva molto meno blues e più pop, sempre beninteso nell'ambito degli amplificatori tenuti rigorosamente a massimo volume. Completata la formazione con una sezione ritmica di comprimari, i nuovi Fastway pubblicano una coppia di album, di cui questo è l'ultimo, prima di subire come tutti lo tsunami del grunge e sciogliersi definitivamente.

Il disco comincia e finisce banalmente, con i primi e gli ultimi due brani prettamente Kissofili e senza personalità, ma vi è una sequenza centrale di sette pezzi, via via più trascinanti, veloci, compatti e accattivanti a mano a mano che si susseguono, che vale ampiamente il possesso di quest'opera. Lo stile vocale di Hart, fatto di poche, reiterate frasi di ritornello urlate sempre più parossisticamente, si combina con il peculiare sciabordio delle chitarre di Clarke (dovuto all'amplificazione adottata in quella sua fase di carriera, costituita dai preamplificatori per chitarra Rockman brevettati dal leader dei Boston Tom Scholz, che al tempo furoreggiavano presso tutti gli addetti ai lavori...) e la cosa a mio modo di vedere funziona assai.

La suddetta sequenza parte in mid-tempo dalla terza traccia "All Shook Up" e finisce con la nona "Cut Loose" che a quel punto viaggia come una freccia a centottanta battute al minuto, ed è da ascoltare tutta d'un fiato: musica paracula quanto si vuole, ma autenticamente scuoti chiappe, colla sua ritmica anni ottanta inevitabilmente rigida e detonante (a proposito il curioso nome d'arte del batterista è Riff Raff, penso preso da una canzone degli Ac-Dc e che comunque significa plebaglia), la voce stradaiola e ostinata di Hart, il generale semplicismo per una volta ben convogliato in onesto rock, epidermico e pacchiano ma simpatico e trascinante.  

Elenco e tracce

01   I've Had Enough (04:04)

02   Bad Bad Girls (04:07)

03   All Shook Up (04:03)

04   Body Rock (03:51)

05   Miles Away (04:10)

06   She Won't Rock (03:48)

07   No Repair (03:43)

08   Death Of Me (04:26)

09   Cutloose (04:06)

10   Lucky To Lose (04:00)

11   Big Beat No Heart (04:53)

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