So where do we begin...
And what else can we say...
When the lines are all drawn
What should we do today ?


E’ racchiuso in queste poche e apparentemente povere righe, ma in realtà di un forza davvero straordinaria, il significato del disco che mi appresto ad andare a recensire. Un concept album, uscito nel 1997 per la Massacre Records, scritto interamente dal chitarrista Jim Matheos ed incentrato su pensieri filosofici a riguardo della vita ai giorni nostri. Pieno di chiari e scuri, di momenti così contrastanti, ma uniti da un' incredibile umanità, di rara bellezza, in cui si intravede ancora uno spiraglio di speranza e serenità (alcuni momenti acustici fanno venire davvero i brividi…), e di estrema solitudine nei quali ci sembra di non essere altro che, più che persone, ombre in una città fredda e desolata (in cui sono sapientemente utilizzati dei suoni “industriali”).

La voce di Ray Alder, immenso in questo episodio, sapientemente calda e toccante o fredda e gracchiante, si fa narratrice di una storia che fluisce, inesorabile come il tempo, attraverso le melodie e i ritmi a volte industriali, a volte naturali, come a porre una linea di confine tra uomo e natura che si sta sempre più marcando.
I registi di questo capolavoro sono i Fates Warning, ovvero: Jim Matheos (chitarre e mastermind), Mark Zoender (batterista con una certa attitudine jazz davvero fenomenale), Joey Vera (bassista di notevole bravura soprattutto in ambito di slapping di Armored Saint e ora Anthrax) e Kevin Moore (tastierista ex-Dream Theater, uno dei migliori a mio parere in ambito Metal in quanto a gusto e raffinatezza) "last but not least" il già citato Ray Alder alla voce.

La scelta dei suoni è a dir poco azzeccata e la qualità della registrazione è perfetta, tale da poter far cogliere all’ascoltatore ogni piccolo particolare (di cui alcuni fondamentali all’interno del discorso che l’album intraprende vedi alcun sussurri, la pioggia etc.). I FW sono da sempre stato un gruppo davvero ostico per molti ascoltatori; le tematiche trattate, le melodie create ed in generale la complessità e particolarità del loro proporre una musica progressiva, a mio parere molto introspettiva, penso li abbia fatti sempre passare ingiustamente come un gruppo di seconda mano. C’è da apprezzare molto il fatto però che non si siano fatti vincere da questa situazione sfornando prodotti commerciali costruiti a tavolino, perché a mio parere i loro lavori, sicuramente costati sforzi notevoli, sono sempre stati ciò che loro volevano ed essendone penso fieri non abbiano perciò pensato ai soldi.

Questo è successo perché la musica per loro non è un mezzo per guadagnare bensì è quello che dovrebbe essere per tutti coloro che si fanno chiamare artisti e cioè un mezzo per far conoscere i loro pensieri e i loro spunti creativi.
Con questo voglio dire che il disco di cui vi sto parlando per me è una vera e propria opera d’arte in ogni suo dettaglio, dall’Artwork (in stile avanguardistico) con immagini e fotografie che riflettono la tematica del disco, alla musica e ai testi. Di certo il genere proposto non è proprio digeribilissimo nel complesso e posso dire che questo disco lo si riesce ad apprezzare in tutta la sua bellezza solo dopo un po’ di ascolti perché si riesce a mano a mano a cogliere sempre più sfumature, che vanno a completare a poco a poco il discorso generale. Comunque infine trovo che questo disco meriti una attenzione almeno pari a quella prestata ad altri, sfornati da gruppi Prog, decisamente più mediocri.

Rain Falling
House Crawling
All Around this Shade of Gray

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