Dopo un inizio prettamente heavy metal stile Iron Maiden e dopo un proseguo in chiaro stile metal ma con una certa inflessione progressiva e melodica nelle composizioni i Fates Warning completano il definitivo passaggio al progressive metal con questo disco. Era ora! Diremo noi! Perché dopo l'heavy-power degli inizi (essenzialmente i primi due album) il loro sound ha cominciato ad evolversi e a cambiare in maniera tanto lenta quanto interessante e ciò aveva probabilmente lasciato numerosi dubbi su quali tinte avrebbe assunto definitivamente il sound della band. La band sembrava essere in dubbio se proseguire su una direzione ancora di chiaro stampo metal ma più evoluto rispetto alle origini (album come "Perfect Symmetry" o "Parallels" ad esempio) o se effettivamente spostarsi verso sonorità evidentemente e chiaramente progressive... la risposta arriva nel 1997 con l'album "A Pleasant Shade Of Grey". Ora ci siamo I Fates Warning non sono più una band prevalentemente metal con una forte inflessione progressiva, sono una band progressive metal e basta.

In questo disco le caratteristiche del progressive metal dettate 5 anni prima dai Dream Theater nel capolavoro "Images And Words" (che molti non riconoscono essere il primo vero e proprio album progressive metal) qui ci sono tutte. Il tutto nasce dall'idea di Jim Matheos di raccontare una grigia mattinata piovosa... nel farlo ha steso una lunga composizione di 51 minuti divisa in 12 movimenti separati in 12 distinti file musicali in cui si alternano parti atmosferiche, sonorità psichedeliche, riff elettronici e complessi virtuosismi scuola Dream Theater...

La parte 1 (intro) inizia molto delicatamente con un arpeggio di chitarra seguito dal sottofondo delle tastiere suonate dall'ex-Dream Theater Kevin Moore, ospite nell'intero album dopo aver suonato, 8 anni prima, nella splendida "A Fates Hands" dell'album "Perfect Symmetry". La parte 2 è basata su buoni riff di chitarra, accompagnati da suoni elettronici e da un misterioso piano mentre colpisce la vivacità del ritornello. Poi veniamo accolti da una parte 3 molto potente, dove un riff molto heavy è accompagnato molto intelligentemente dallo slap del nuovo bassista Joey Vera; belli anche gli stacchi atmosferici. Nella parte 4 sentiamo davvero i FW suonare come non li avevamo mai sentiti prima: gli arpeggi melodici iniziali danno spazio ad una complessa parte strumentale dove chitarre e tastiere si lanciano in piacevoli virtuosismi; molto tecnica anche la parte 5 che dopo i riff più regolari dei primi minuti si lancia ancora in pregiati tecnicismi chitarra-tastiera... in particolare la tastiera è protagonista di una scala di note davvero ben costruita! La parte 6 è invece più sinfonica, comincia con il basso, seguito da arpeggi di chitarra poi spazio alle tastiere che creano un sottofondo molto teatrale e suggestivo. Un bel giro di tastiera apre la parte 7 che si presenta stavolta più regolare, basata sul suono potente della chitarra di Jim Matheos anche se un improvviso riff chitarra-tastiera verso la fine spiazzerà sicuramente l'acoltatore. Nella parte 8 spazio ben aperto a Kevin Moore; apre con il riff che aveva aperto la traccia precedente, poi dopo un inizio in chiaro stile prog-metal che rispecchia le altre tracce il buon Kevin prosegue, accompagnato dalla chitarra classica, mostrando tutta la sua versatilità con musiche dal sapore quasi barocco. La parte 9 è invece un'emozionante ballata guidata da piano e chitarra acustica. La parte 10 è un intermezzo elettronico che riprende il lietmotiv dell'album, poi la parte 11 è un'esplosione di virtuosismo che sembra davvero non concedersi la minima pausa... chissà che male alle mani avranno provato i componenti del gruppo nel registrare questo pezzo! Spero che si siano ripresi bene almeno! La 12esima ed ultima parte è invece una canzone atmosferica, guidata dalle tastiere e con dei potenti riff di chitarra elettrica ad accompagnare la parte centrale... Un finale forse un po' ripetitivo e poco teatrale... per chiudere un concept ci vorrebbe qualcosa di più suggestivo e che dia una maggior idea di conclusione ma va bene così.

L'album è un capolavoro a cui Matheos e compagni non erano mai riusciti ad arrivare... successivamente produrranno un sicuramente buono "Disconnected", basato molto di più sull'elettronica, caratterizzato da ottime sonorità che non raggiungono però la complessità compositiva di questo appena recensito e un "FWX" un po' sottotono, forse per il mancato contributo di Kevin Moore. Non so quando e se i FW torneranno, e se lo faranno non so se arriveranno mai a ripetere quest'opera... ma se vogliono fare un grande album l'esempio lo devono prendere da questo!

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