"Renaissance" è soltanto il terzo di una serie di album che li ha catapultati improvvisamente alla corte delle band più conosciute e rilevanti in ambito medieval folk.

L'album propone un riuscito mix tra strumentazione acustica (cornamuse, violino, chitarra acustica, flauti), percussioni tribali, e melodie vocali graziose ma malinconiche, come vuole la tradizione folk. Una peculiarità è l'assenza di tastiere, sintetizzatori e pianoforti nella strumentazione utilizzata. Scelta che mira a dare alla propria dimensione sonora un aspetto meno artefatto, che risulta maggiormente ostico rispetto a quello di altre band colleghe ma non per questo meno intenso. Percepibile in molte tracce è la presenza di ritmiche che richiedono un adeguato coinvolgimento corporeo, senza però scadere in quegli abusati ed estremamente (in questo caso) inappropriati ritmi da dance-floor tanto in voga in Germania. Ad aprire le danze ci pensa "Satyros", canto medioevale basato su una dolce e cantilenante melodia vocale femminile accompagnata da un vivace violino e roboanti percussioni, con un intermezzo introspettivo ed oscuro. Segue "Da que deus", la quale ripropone la medesima struttura della traccia precedente aggiungendo la chitarra acustica ed il flauto all'impasto sonoro. L'episodio risulta però meno danzereccio e spensierato rispetto a "Satyros", grazie ad un pathos nostalgico neanche troppo marcato.

"Tagelied" è introdotta da velate percussioni ed intense note di chitarra acustica e vede l'apparizione della voce maschile, la quale, mesta e profonda, sembra adattarsi meglio di quella femminile alla musica proposta. La lingua tedesca, con la sua severità malinconica, dona un tocco tipicamente folk al brano. Ed ecco arrivare "Rhiannon", la quale pesca a piene mani nella mitologia gallese. Stavolta sono le cornamuse (di memoria Corvus Corax) a duettare con i ritmi tribali delle percussioni. Dei suoni di onde ed un canto soave ci introducono al quinto brano in scaletta: "Sirena". Molte gothic-band hanno dedicato almeno un brano a questo personaggio, ed anche i Faun non vogliono essere da meno, andando a costruire bellissimi ritmi acustici che sanno essere oscuri ed ipnotici. "Königin" ed "Iyansa" sono dimessi ed evocativi canti notturni. Soffuso il primo, ritmato, severo e dotato di un crescente e quasi dissonante climax finale il secondo. "Loibere risen" è invece un'altra delicata ballata medioevale sorretta da pacati arpeggi acustici, decisamente in contrasto con il rumoroso finale della traccia precedente. Finalmente, in "Rosmarin" fa il suo ritorno la voce maschile, che riesce a traghettarci verso territori dalla struggente intensità emotiva di gitana memoria. Da segnalare l'intensa resa sonora grazie al particolare utilizzo di chitarra elettrica nel finale. "Das Tor" è l'ultimo contatto con la soavità della musica dei Faun, orchestrata al meglio in questo episodio dal cantato femminile e dal sottofondo violinistico, che si fanno sempre più eterei fino a svanire lentamente in un limbo fatto di percussioni e sonorità avvolgenti.

Quello dei Faun è un genere caratterizzato da una scena dalla quale emergere è un lavoro che richiede grande fatica. La band tedesca è tuttavia riuscita, in breve tempo, a distinguersi dalla massa di abili mestieranti privi di qualsiasi idea sonora innovativa grazie ad un sound sempre in bilico tra l'etereo, l'etnico e la severità della musica popolare teutonica. Grazie ad una ripresa di tradizioni (musicali ma anche poetiche e linguistiche), canti, ballate medioevali, fulcro di una cultura, quella pagana, che sta conoscendo una riscoperta ed un grandissimo sviluppo (tra musicisti, ascoltatori, studiosi e semplici estimatori) a livello europeo, che delinea una forte convinzione di fondo esulante da qualsiasi posa commerciale. Forse anche per questo motivo, quella dei Faun, rimane una musica per pochi eletti che al contatto alienante con la società moderna hanno posto rimedio con un sincero ritorno alla madre di ogni forma vivente, la natura, per riscoprirne il fascino e gli arcani misteri in essa celati. Il titolo dell'album non mira dunque ad un riferimento ad un epoca storica ma ad un'analisi profonda del termine stesso. Un processo interiore atto a scoprire ed amplificare emozioni, sensazioni e sogni. Un esperimento lontano dall'approccio scientifico e razionale imperante nella società evoluta, che mira a soffermarsi sull'ambiente che ci circonda, sulle strutture cicliche della natura per sentirsi parte integrante di un processo cosmico inscindibilmente legato alle fasi cruciali della vita quali nascita e morte. Come annunciato dalle note al disco, l'intento della band è quello di comunicare alle persone un rompicapo irrisolvibile, la cui soluzione dimora soltanto all'interno dell'animo, tentando di aprire una porta ed esprimere il proprio punto di vista, che possa essere accolto anche da altri come filosofia esistenziale.

Per i cultori delle emozioni intense "Renaissance" rimane sicuramente un'occasione da non lasciarsi sfuggire, anche se, nonostante i Faun continuino a dire la loro all'interno di una musica statica e ripetitiva, i fasti di gruppi nostrani quali Ataraxia, Corde Oblique ed Argine rimangono un lontano miraggio.

Elenco tracce testi e video

01   Satyros (03:36)

02   Da Que Deus (03:53)

Da que Deus mmamou o leite do seu peito
non e maravillia de saar contreito

Desto fez Santa Maria miragre fremoso
ena sa ygrej en Lugo, grand'e piadoso
por hua moller que avita tolleito
o mais de seu corp'e de mal encolleito

O bispo e toda a gente deant'estando
veend'asquest'e oynd'e de rijo chorando
viron que miragre foi e non trasgeito
porende loaron a Vigren a feito

03   Tagelied (05:01)

04   Rhiannon (03:28)

05   Sirena (05:11)

06   Königin (06:25)

07   Iyansa (04:51)

08   Loibere Risen (03:33)

09   Rosmarin (06:44)

10   Das Tor (08:12)

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