Eccolo qui in copertina il Gentleman. Uno scimmione ben vestito, niente meno che una pura provocazione lanciata da Fela Kuti contro le contraddizioni della propria gente sempre più evidenti attorno a lui: un punto di vista satirico e parodico verso la soggiogazione della propria cultura. Eccolo qui il griot, autore di tanti episodi che possono rappresentare tranquillamente l'epitome di una vasta landa di musica nera.

In Africa fa caldo, ma loro si vestono come gli europei, e dentro le loro camicie, le loro giacche, le loro cravatte, i loro calzini, sudano, sudano come ossessi, e puzzano, puzzano come la merda. Io non sono un gentleman di questo tipo, io sono un africano vero.

'sti caz!

1973: un solo di sax dà inizio al rito per poi snodare ed attorcigliare l'intero disco in tre lunghe tracce figurabili da un immenso treno in corsa di funk, jazz, reggae e soul che si contorce continuamente in immense ed innarestabili jams. Naturalmente la parola d'ordine è afrobeat, di cui Fela Kuti è l'inventore. Musica viva; musica che sfama; musica dal confine non labile, bensì inesistente tra azione e pensiero.

L'impatto ed il corpo di questi grooves galattici rimane indubbiamente inarrivabile anche per realtà ben più note, e nulla ha da invidiare ad altri mastodontici episodi dello stesso campo semantico. Ma discutere sulle composizioni in senso stretto non può assolutamente abbracciare tutta la verità e l'essenza di questa espressione artistico-sociale. Commemorazioni mistiche ed estasi collettive, senso di ribellione ed espressiva determinazione: queste opere ne sono un riferimento, ed il disco in questione rimane un serio capolavoro del periodo.

Fela Kuti era servitore di un definito e rispettabile pensiero, un rivoluzionario su vari livelli ed il guru dell'afrobeat: lo yoruba in discussione merita certamente un posto d'onore nelle orecchie di tanti. Ci sarebbe troppo da dire, troppo da citare. Ad ascoltare si fa ben prima, soprattutto quando la musica parla.

LP

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