Il viennese Christian Fennesz è uno degli esponenti di rilievo della ricerca elettronica minimale altrimenti detta "glitch", di cui tra gli epigoni attuali troviamo Four Tet e Lali Puna, nonché gli artisti della Morr Music.

La notorietà di Fennesz risale alla prima metà gli anni ’90, quando con l’etichetta Mego ha pubblicato i dischi Instrument (1995), Hotel Paral.lel (1997) e Endless Summer (2001), dei lavori che hanno immediatamente colto il consenso degli addetti del settore. Infatti, non sono in pochi quelli che si sono avvalsi delle sue magie sonore: Jim O’Rourke, oppure Peter "Pita" Rehberg e il collettivo Mimeo, e su tutti David Sylvian, per il quale Fennesz ha collaborato per le parti elettroniche nell'album Blemish. Per me il brano più emozionante dell'ultimo lavoro di Sylvian è "A Fire In The Forest", proprio quello in cui Fennesz prevale con i sortilegi che scaturiscono dal suo labtop stregato.

Ora è il momento di Venice, uscito per la Touch. Umbratile questo disco, ispirato alle atmosfere rarefatte di Venezia. Dice Fennesz in un'intervista: "Credo che Venezia abbia un suono molto speciale. Qualcosa di simile ad un mormorio lontano… una mescolanza di voci, acqua, vento. Una volta ho letto che la popolazione di Venezia è sempre stata capace di affrontare le calamità in modo elegante."

Eleganza: ecco ciò che attrae. Venice è avvolto in una ricerca garbatamente raffinata sull'uso delle armonie della chitarra, che Fennesz riprocessa elettronicamente e ripropone in un'attitudine individuale ed incantatrice. Soundscapes minimali, quindi, percorsi da una sottile vena dronica asciutta, vibrante e luminescente come un antico lampione riflesso nell'acqua. Qui suoni naturali come la pioggia, o come il mare che sbatte contro la chiglia di una barca, vengono filtrati attraverso metafisiche electro-alchimie per arrivare infine ad un'essenzialità ritmica insospettata.

Tra gli ospiti troviamo David Sylvian, le cui emozionate parole e voce su "Transit" ( "…follow me, won't you follow me?") approfondiscono la collaborazione tra questi due artisti stretti in un'amicizia leale che presto darà ancora i suoi frutti. Tenue ma rigoroso, Venice affronta le maree e le onde dell'anima, accompagnando l'ascoltatore in un viaggio leggero, inquietante e nostalgico. Grande classe.

Molto intimo e sottile il percorso di questi dodici ambient-ritratti. Non adatto a tutti, ma solo a chi ha il coraggio di scavarsi dentro senza affannarsi.

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