Una fiammata nel cielo del Nord e i Darkthrone crearono il black metal, certo i Mayhem arrivarono prima, però alla fine debuttarono dopo e in fondo il vero metallo nero norvegese è stato codificato da Fenriz e Nocturno Culto. A quel punto ecco che molti giovani compatrioti decisero che il black metal era cosa buona e giusta, le conseguenze di tutto ciò sono ben note, e iniziarono a suonare cercando di imitare quanto fatto in “A Blaze in the Northern Sky”.

Alcuni tra questi giovanotti decisero di formare un gruppo e di chiamarlo Fimbulwinter, ispirandosi al lungo inverno che dovrebbe precedere la fine del mondo nella tradizione nordica ,e uno dei membri era tal Stian Tomt Thoresen, un nome che ovviamente non evoca nulla, perché si sa che i veri true black metallers hanno tutti uno pseudonimo cattivo, malvagio ed oscuro; e qual è quindi lo pseudonimo di Stian Thoresen? Shagrath, ebbene sì, proprio lui, il cantante dei Dimmu Borgir.

Ed ecco che qui arriva lo stupore, almeno per me arrivò quando lo scoprii, perché non mi aspettavo che Shagrath avesse suonato in un gruppo di quelli veramente black metal, quelli minimali della prima ora con gli album registrati a caso in mezzo alle foreste, con qualche membro del gruppo a fare le facce cattive sulle oscure foto di copertina in bianco e nero. Perché tutto ciò i Dimmu Borgir non lo sono mai stati, o forse lo sono stai solo in parte nel debutto “For All Tid”, e ho sempre pensato che se Euronymous non fosse stato ammazzato da Burzum avrebbe mandato una squadriglia di picchiatori in corpse paint a bruciare le case di Shagrath e Silenoz per aver composto quella plasticaglia di “Enthrone Darkness Triumphant”, d’altronde a quei tempi chi ascoltava death metal veniva ghettizzato, album come “Spiritual Healing” veniva considerati commerciali, figuriamoci pubblicare un album pomposo a non finire per un’importante etichetta, con tanto di logo del gruppo perfettamente leggibile sulla copertina del cd per giunta! I veri loghi black metal sono tutti illeggibili, malvagi e arzigogolati, cribbio! Forse Dead in realtà si suicidò perché ascoltò in anteprima “Abrahadabra” durante un sogno premonitore.

Fatto sta invece che “Servants of Sorcey”, l’unico album dei Fimbulwinter, è un vero album di vero black metal, pubblicato nel 1994, ma registrato ben due anni prima, fa quindi parte dei lavori della prima ondata proveniente dai gelidi fiordi della Norvegia e segue fedelmente la strada tracciata dai Darkthrone a partire dalla loro conversione alla nera fiamma nel 1991. La cosa importante comunque è che non si tratta di un lavoro derivativo e privo di anima, infatti tra i latrati in scream del cantante e il ronzio continuo delle chitarre si sente l’ispirazione (d’altronde nella formazione vi è pure Skoll, successivamente negli Ulver e negli Arcturus), quell’ispirazione che riesce a far felice chi apprezza questo genere di musica, che nonostante se ne siano dette di tutti i colori a proposito, resta un genere per pochi, illuminati o che non capiscono niente a seconda dei punti di vista.

Elenco e tracce

01   Intro (01:05)

02   When the Fire Leaps From the Ash Mountain (06:04)

03   Servants of Sorcery (06:53)

04   Black Metal Storm (03:12)

05   Fimbulwinter Sacrifice (07:44)

06   Morbid Tales (03:38)

07   Roaring Hellfire (07:36)

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