Dopo sette anni di assenza e tutte le controversie legate a Extraordinary Machine (la Sony non vuole che esca perché poco commerciale, l’album esce in rete e viene apprezzato dai fan, i fan iniziano a mandare mele di protesta alla Sony, l’album viene ri-registrato e prodotto da Elizondo, forse era la stessa Fiona che non era contenta del risultato finale ecc.) ritorna Fiona Apple, cantautrice di talento e spessore.
Il disco è stato preceduto da l singolo “Every Single Night”, una ballata stramba in cui l’arrangiamento minimale delle strofe dà il la alla potenza vocale dei ritornelli. Gli arrangiamenti sono minimali (quasi esclusivamente pianoforte e percussioni) e mettono in risalto la voce di Fiona, drammatica come non mai. La voce passa dai toni tranquilli a quelli disperati (si ascoltino, ad esempio“Daredevil” e “Regret”) con una maturità che da solidità ai pezzi. Le percussioni sono variegate e danno il ritmo al “diario” di Fiona che si esprime attraverso composizioni complesse e testi molto poetici.
L’album si presenta molto omogeneo e ad un primo ascolto si fa addirittura fatica a distinguere molti pezzi, ma pian piano che si va avanti con gli ascolti si vedono tutte le sfumature e ogni canzone diventa una piccola perla da custodire gelosamente. Fiona è lontana anni luce dalla ragazzina di “Criminal” che si divertiva a infastidire gli uomini, oggi è una donna che si conosce e ci spiattella senza filtri tutte le caratteristiche del suo carattere e le vicende che la toccano. E così ci racconta la frustrazione del pensare troppo, della paura che ogni notte la prende per non riuscire a trasformare in realtà le idee che svolazzano nella sua mente (“Every Single Night// I endure the flight// of little wings of white-flamed// butterflies in my brain”), della sua indole avventurosa che la porta a cambiare e cadere spesso(“I guess// I just// must // be a daredevil”). Non possono ovviamente mancare le pene d’amore: e se in “Valentine” Fiona si sente un tulipano in una tazza, senza possibilità di crescere a causa di una relazione che non ha possibilità di crescere, in “Left Alone” ammette che molto spesso il problema è lei e la sua sensibilità (“Oh and I tried to love// And I can love the same man, in the same bed// in the same city// But not in the same room). A parere del sottoscritto “Werewolf” è la traccia più sorprendente e più bella dell’intero lotto, un classico à la Fiona, pianoforte e voce (con una breve intrusione di chitarre e urla di una scolaresca in sottofondo) in cui la rabbia per l’essere stati quasi cannibalizzati e gettati moribondi al suolo dalla persona amata lascia spazio alla rassegnazione e alla lucidità che non tutte le relazioni nascono per essere eterne (“Nothing wrong when// a song ends/in a minor key”). La conclusione dell’album è affidata a “Hot Knife” un brano da colonna sonora, con percussioni incalzanti, quasi “cannibali”, e una sinfonia vocale caratterizzata da controcori molto belli e complessi. Anche qui Fiona ci delizia con una delle sue innumerevoli metafore (“If I’m butter, If I’m butter// If I’m butter, then he’s a hot knife”). Questo brano rappresenta un po’ la quiete dopo la tempesta, l’auspicio che il futuro potrà essere migliore e che le delusioni e le arrabbiature ci fortificheranno e condurranno alla meta.
Insomma “The Idler Wheel…” è un album difficile, con il quale si fa fatica ai primi ascolti. Ma piano piano queste composizioni fragili e indistruttibili, sensibili e ciniche ti entrano sottopelle e ti rendi conto che in fondo questo album parla delle tue debolezze, di quello che a volte non riesci a esprimere, delle cose che ti lasciano tramortito al suolo senza che nessuno ti possa aiutare a rialzarti. E io ringrazio Fiona per l’ennessimo disco che ci mostra la sua anima piena di cicatrici, ma sempre pronta a combattere.
Ps. Consiglio vivamente di acquistare la deluxe edition. È una vera e propria opera d’arte.
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