Il caso, l’aver ritrovato gli mp3 ritenuti perduti nella chiavetta finita chissà come sotto un meandro di casa, ed i sensi di colpa per l’aver ceduto all’ultra doppione di “metal pupazzo” mi spingono qui: a scrivere di un album nuovo e già dimenticato. Che sicuramente poche sparute persone conoscono e che, con i suoi limiti, merita a mio parere di avere un po’ di luce.

Non vi sarà facile trovarlo, non ci inciamperete come accade su di una bastarda radice in un sentiero montano, ma se quanto scritto vi farà venire appetito dovrete ad andarlo a cercare.

Si dice, forse a ragione, che il power metal stia morendo: assassinato senza tanti complimenti dai suoi stessi padri a causa della proliferazione di sterili doppioni. Ne potrebbe essere la riprova il fatto che anch’io oramai, prima di intraprendere un viaggio in macchina faccio scendere l’indice sui cd di questo genere sempre più a lungo, esitante, e spesso viro su altro.

Perché i Flashback of Anger dovrebbero essere diversi? Non lo sono, fanno complessivamente parte del filone; il cd per rendere l’idea è stato prodotto dal chitarrista dei Gamma Ray Henjo Richter. Ci sono meno cavalcate, più pezzi intimisti, si annovera un uso particolarmente cospicuo del piano, questo è vero, ma ci sono tante tastiere d’accompagnamento, non manca voce alta e pulita ed assoli pronti a suggellare melodie particolarmente riuscite. Quello che mi spinge a scrivere di questo debutto è che semplicemente si tratta di un cd ben confezionato ed appagante. Ritengo che assieme ai The Dogma questi ragazzi abbiano le potenzialità e l’età per tentare di sollevare un pochino la scena.

Se è vero che "All I Have", "Back In The Madness" e "Strange Illusion"  mostrano il lato più banale e povero suggellato dalle solite scale non mancano in Splinters of life momenti compositivi più convincenti. I bei lenti "The Outer World" e "Stars" esaltano il singer e sono arricchiti da un prelibato tappeto sonoro del piano dai sapori classici. Unire i brani, come lo dimostra il prosieguo "Void Within Me" è inoltre sintomo di maturità e di non voler concepire i pezzi come delle singole Hit da piazzare in mtviana prospettiva. La canzone che dà il nome al titolo del cd e "Off With My Heart" sono inoltre in continuo movimento alternando, (con cambi di tempo e toni di voce che denotano bravura), sfuriate metalliche ed oscure ad intermezzi neoclassici e melodici di sicura presa.

Trattandosi di debutto non posso sapere se tali piacevoli deviazioni intraprese, se quella voglia di muoversi all‘interno del genere che suonano, siano mero culo che andrà a sparire già con il prossimo cd oppure no. Tanto mi basta per segnalare un lavoro onesto come questo nel quale si sente finalmente anche il semplice utilizzo del basso, non più perennemente soverchiato da insopportabile e fredda batteria ad elicottero come sempre più spesso accade.

ilfreddo

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