Hanno fatto ancora centro. Stavolta ottenendo più punti rispetto al precedente lavoro, ossia l’ambiguo Il confine, capace di contenere brani da marchiare come capolavori assoluti nella discografia della band, quali Omnia Fert Aetas, Luna, e la title-track, ma che preso nella sua interezza, appariva come un album capace di perdersi in qualche momento d’innocente piattezza, sufficiente però ad abbassarne la media. Con Oltre…l’abisso questo non accade: un’ora scarsa di composizioni dirette, ma imprevedibili, schiette nella struttura, ma pregne di repentini cambi di tempo e di lievi alterazioni del suono, atte ad accrescere la qualità e la longevità del prodotto finale.

Malgrado questi sottili perfezionismi, la proposta musicale rimane inalterata: un hard rock/heavy metal dagli sviluppi folk e celtici con testi che vanno in prevalenza ad approfondire l’anticonformismo politico e sociale dell’album precedente, mediante una tracklist priva di reali punti deboli, e in grado di non peccare mai in piattezza sonora. E se brani come la saltellante In caduta libera o l’avventurosa Prua contro il nulla, potrebbero far pensare ad una svolta melodica e maggiormente hard rockettara, ci pensa Mercanti Anonimi a smentire il tutto con una sessione ritmica da cardiopalma (quasi power-oriented) e da un efficace intreccio vocale tra la barbarica ugola di Lore e la tagliente voce di Roberta. Nella mia fossa mantiene la stessa isteria sonora mentre L’ultima notte batte tempi che sfiorano il thrash metal, tenendo però a bada il tutto con frequenti incursioni di folk “boscaiolo”. Tra i momenti più interessanti ed imprevedibili, la danza pagana di Manifesto Sbiadito, dove l’ascoltatore allestisce un circo immaginario e condivide i funambolismi di un’acrobata che sfida la sorte a suon di salti mortali. Da incorniciare anche Le voci della sera, in bilico tra ballata “celtico metallica” e filastrocca “Branduardiana”. Ruggine e La tredicesima ora sono invece massicci ed evocativi mid-tempo spezzati dalle frequenti incursioni melodiche di arpa e cornamusa. Chiude i battenti la title-track, che recupera il mood hard rockettaro d’inizio disco, avvalendosi però di alcuni riff dal retrogusto prog che sembrano intenzionati ad aprire nuovi orizzonti musicali in casa Folkstone.

Da tradizione, ecco una cover anche in questo disco: Tex dei Litfiba! C’è anche una traccia nascosta: il nuovo arrangiamento di Frammenti, presente ne Il Confine, trasformata in una ballad pianistica dal clima teatrale, grazie anche al canto recitato di Lore. Chiusura insolita, ma certamente gradevole.

Oltre …l’abisso è un album decisamente superiore al già riuscito Il Confine, e di poco inferiore a Damnati ad Metalla, indiscusso capolavoro della band. Forse serviranno diversi ascolti per riuscire a promuoverlo, tuttavia, il consiglio è sempre lo stesso: dategli il giusto spazio, e vi mostrerà le sue reali potenzialità. Bentornati Folkstone!

Federico “Dragonstar” Passarella

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