Francesca Comencini è la figlia di Luigi Comencini, famoso ed apprezzato regista in attività tra il 1940 fino ai primissimi anni '90.
"Mi Piace Lavorare (Mobbing)" è un film del 2003 sul mobbing, asciutto, pulito, descrittivo e pieno di realismo, quadro della fragilità di una donna che vive una situazione delicatissima ed è costretta ad affrontare una circostanza assurda che la porta ai limiti della sopportazione. Ad interpretare la protagonista femminile, in questo delicato drammatico manifesto realista della società odierna, è la sorprendente Nicoletta Braschi.
Capita che un'azienda, per questioni strategiche, sia costretta a rivedere la propria struttura, tagliare i costi eccessivi, ottimizzare il lavoro e ridurre gli sprechi e debba dunque "rinunciare" a del personale che risulta troppo costoso o "obsoleto". Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento (che potrebbe causare imbarazzo all'azienda) o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all'esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o ancora per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte immorali (ad esempio, offerte sessuali o richiesta di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici o etici) o illegali (ad esempio, richiesta di fare, o di omettere di fare, in violazione di norme).
Il termine mobbing è stato coniato agli inizi degli anni settanta dall'etologo Konrad Lorenz per descrivere un particolare comportamento di alcune specie animali che circondano un proprio simile e lo assalgono rumorosamente in gruppo al fine di allontanarlo dal branco. La protagonista femminile, appunto la Braschi, donna divorziata che deve tirare al massimo la cinghia per sbarcare il lunario (altra realtà credibile e ben disegnata), finisce gradualmente per essere abbandonata anche dai colleghi che non le dimostrano la minima solidarietà mentre l'azienda la sballotta tra assurde mansioni facendole perdere dignità e credibilità.
Ma quello che stupisce di questa commedia è l'aspetto asciutto con cui la vicenda, appunto senza fronzoli o troppa melassa, viene raccontata. Convince la fotografia, convincono le figure, dai dirigenti agli operai, convince la stessa Braschi alla quale non occorre alcuna ostentazione recitativa, ma basta una forte espressività. Da notare la graduale trasformazione dell'attrice, che rende l'angoscia della situazione, il senso di soffocamento. Un film che ha la forma di un documento, una denuncia sociale, che mette luce su una situazione attuale e sempre presente nel sistema-azienda fino ad oggi non approfondita a livello filmico. Mobbing come un morbo, una falla della nostra società che può davvero distruggere l'esistenza, privando della dignità.
Un film efficace che colpisce e seppur con un ritmo un po' lento, si fa guardare.
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