Intervistato, in una stimolante conversazione a due, da un giornalista delle pagine culturali del quotidiano ‘La Repubblica’, Francesco De Gregori racconta la sua vita e la carriera allargandosi a vari ambiti (storia, arte, letteratura, politica e altro), mostrando un personaggio complesso, come di pochi in Italia abbiamo avuto nel mondo della musica (i grandi Guccini e De André, per esempio).

Un grande libro, questo, che non mancherà di tenere incollati alle pagine, tanto è il coinvolgimento nello scambio di argomenti, tra due menti profonde.

In anteprima i contenuti:

Capitolo I, ‘Warm morning’: la nascita a Roma nel 1951, il trasferimento della famiglia a Pescara, il soggiorno qui dal 1952 al 1959, il ritorno a Roma, il rapporto con i genitori e il fratello, il suo carattere e il primo contatto con la Storia;

Capitolo II, ‘Gesti d’artista’: la natura di uomo di un artista, il suo rapporto con il mercato dell’arte, il rapporto fra dimensione di godimento e conoscenza intellettuale di un’opera con l’evoluzione delle due dimensioni fino all’arte dei nostri giorni e cosa interessa a De Gregori entrando in contatto con un’opera d’arte;

Capitolo III, ‘Mio padre, una storia comune’: come funzionava il mondo della musica ai tempi del suo esordio e oggi, le influenze di alcuni cantautori sui suoi primi tentativi di scrittura e l’influenza di Fabrizio De André sui suoi primi brani incisi, cosa aveva trovato inizialmente nei brani di Bob Dylan della cultura americana che aveva conosciuto e il ruolo di suo fratello nell’iniziarlo alla musica e nel portarlo a esibirsi al ‘Folkstudio’;

Capitolo IV, ‘Dalla parte dell’America’: il ruolo dominante della cultura americana nell’Italia della ricostruzione e anche dopo la contestazione studentesca del 1968 con la Controcultura, gli scambi tra America ed Europa che hanno contribuito alla crescita della cultura americana e l’esposizione di De Gregori da bambino, come tutta la sua generazione, a tale cultura;

Capitolo V ‘I sogni camminano ancora’: come è vista la figura del cantante in Italia e all’estero, il ruolo della canzone nella società, il rapporto fra scienza e arte e il rapporto di De Gregori con la storia italiana;

Capitolo VI, ‘Il tempo della sinistra’: il ruolo della sinistra nella società italiana degli anni ’60 e ’70, il fallimento della sinistra extraparlamentare, gli incontri con il leader del Partito Comunista Enrico Berlinguer, la sua opinione nel passato e nel presente sul leader socialista Bettino Craxi e i ‘processi’ politici di alcuni gruppi militanti ai suoi concerti fra il 1976 e il 1977;

Capitolo VII, ‘Vita dal vivo’: il rapporto umano e artistico con Fabrizio De André durante la creazione di un suo album e una ‘riappacificazione’ qualche anno dopo, il rapporto con i concerti e il valore e la natura di una canzone;

Capitolo VIII, ‘Nella città dei fiori’: il rapporto contrastato con il Festival di Sanremo, il valore del suicidio di Luigi Tenco nei meccanismi di funzionamento della manifestazione e un punto di rottura nella storia della stessa fra prima e dopo e la dignità del mestiere di cantante;

Capitolo IX, ‘Questioni di stili’: cosa è lo stile, la minore intensità del dolore e della sofferenza di un artista rispetto alla gente comune e il valore della semplicità nella scrittura, non solo delle canzoni, per De Gregori;

Capitolo X, ’900 fosforo e fantasia’: il ’900 iniziato come secolo di speranza nel progresso e attraversato da tragici eventi, la sua scelta da giovane di staccarsi dalla cultura dominante di condanna totale del Fascismo e capire le ragioni per cui si è affermato e lo scrivere canzoni su eventi di questo secolo;

Capitolo XI, ‘Le persone troppo gentili non sopravvivono in questa vita’: il rapporto con il cinema come spettatore e i suoi gusti, il non essere un intellettuale e perché, cosa è un artista e cosa è un intellettuale, sulla morte dell’arte e un incontro con il regista Federico Fellini per un provino;

Capitolo XII ‘Prima del calcio di rigore’: il non definirsi un artista di avanguardia fra quelli nati nella sua generazione, l’incontro e i ricordi con il cantautore Piero Ciampi, la figura di artista assoluto e sperimentale di Lucio Battisti, su Lucio Dalla, Bob Dylan come cantore (nella sua generazione) della società americana, l’incapacità di cantare l’attualità legandola alla politica rispetto a Dylan e l’assenza di ogni contenuto moralistico in un’opera d’arte;

Capitolo XIII, ‘Passo d’uomo’: il tema della ‘decadenza’ dei nostri giorni e il ruolo degli artisti nell’interpretarlo, le trasformazioni antropologiche dovute alla tecnologia e al consumo, come le vive e la sua impossibilità di aver parole per interpretare le trasformazioni complesse e irreversibili del mondo e offrire per queste dei messaggi;

Capitolo XIV, ‘Il tempo non è passato invano’: il modo in cui si sono svolte le conversazioni tra l’intervistatore e l’artista, la figura di uno zio morto da partigiano nella strage di Porzûs compiuta da partigiani comunisti e la prevalenza ideologica comunista nel discutere i motivi e le responsabilità della Resistenza.

Buona visione.

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