"Pezzi di emozione che non si interrompe"
Tanto rimane in mente dopo il concerto di Francesco De Gregori di sabato sera, preceduto dal pupillo di Napoli Pino Daniele (Piazza Plebiscito gli appartiene di diritto) e seguito da Ivano Fossati. Il principe chiude a Napoli il suo Calypsos Tour, lo fa con un concerto notturno, poco più di un'ora di gran bella musica, lo fa in una cornice magica: il pubblico napoletano (come già detto in altra occasione) è simpatico, nel senso greco della parola, trascinante e trascinato a sua volta, amplifica meglio di qualunque altro uditorio l'emozione di una canzone.
Il principe, discreto come sempre, entra in scena come se fosse un tecnico qualsiasi, saluta, sceglie una chitarra e si avvicina al capo band Guglielminetti per comunicargli la canzone scelta quale apertura: "La Ballata dell'uomo ragno". Lo senti subito il rock, fresco, asciutto, limpida ogni nota, magistrale ogni arrangiamento, un suono indimenticabile. Bellissima "L'angelo", un testo ipnotico, ripetitivo ma ancora più bella, forse la migliore della serata "Numeri da Scaricare", già un classico, suonata più lenta rispetto al disco, le pause fra una strofa ed un'altra che si dilatano lasciando spazio alla chitarra elettrica che si esibisce in un riff sincopato e tagliente, "un inferno che avanza" a ritmo di marcia. "Sotto le stelle del messico a trapanar" è un altro crescendo di ritmo e musica; il principe si fa via via più partecipe, interagisce col pubblico a gesti e con ampi sorrisi, invita il pubblico a lasciarsi andare, a battere le mani, a scuotersi. E quindi "Vai in Africa, Celestino", che dal vivo acquista tantissimo in termini di espressività dei versi, ed è un brivido quando, dopo l'intermezzo musicale seguito alle prime quattro strofe, De Gregori si avvicina al microfono, il volume della musica cala lievemente, le percussioni incalzano, e canta "Pezzi di emozione che non si interrompe Pezzi di Musica sotto le bombe...". "Mayday" e poi "Rimmel" che strappa applausi soprattutto ai fans del primo De Gregori, in un arrangiamento lontano anni luce da quello del disco omonimo.
Si torna al rock puro con "L'agnello di Dio", per poi concludere con i classici: "la leva calcistica del '68", "Titanic", "Generale", "Il bandito e il campione", "la donna cannone". Inutile spendere parole , che suonerebbero scontate e inutili, basti sapere che sulle note iniziali de "la donna cannone", solo voce e pianoforte, l'intera piazza si ferma, si contrae, la gente si affaccia alle finestre silenziosa, per poi sciogliersi nel più fragoroso degli applausi quando il principe spiega che "un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà". "e dall'alba al tramonto sono soli nel sole, buonanotte, questa notte e` per te..... buonanotte, buonanotte e mi raccomando stasera non fate tardi" e il principe se ne va.
Che altro dire... Je ne regrette rien non è colpa vostra se non siete napoletani (suggerisce un famoso blog partenopeo che vi invito a visiitare).
Carico i commenti... con calma