Lo avevamo lasciato col suo "Magellano" e la vittoria di Sanremo 2017 con il tormentone "colto" "Occidentali's Karma". Avevo detto all'epoca che il disco rappresentava una piacevole mezz'ora da passare in compagnia di musichette che acchiappano e citazioni colte, ma che il disco non rappresentava la sua maturità, se mai sarebbe arrivata.

Bene, con queste premesse, tre anni dopo FG ci presenta il suo "Viceversa", anticipato dal singolo estivo "È un'altra cosa".

Purtroppo devo rilevare che il titolo del singolo di lancio non corrisponde al disco del 2020 rispetto a quello del 2017, del quale è una sostanziale fotocopia: 9 canzoni come nel precedente, per una durata ancora più misera, 28 minuti e mezzo al fronte dei 30 di "Magellano". È il modus operandi? Lo stesso. 9 musichette facili facili con testi anche questi con riferimenti pseudo-colti per catturare l'attenzione dello spettatore.

Si comincia con "Einstein", dove si applica il concetto di relatività anche alle nostre vite e alle nostre relazioni; si prosegue poi con "Il sudore ci appiccica", dove Francesco parla ancora di connessione e di relazioni umane con giochi di parole come "appiccica, accipicchia"; arriva poi il brano sanremese, "Viceversa", che è forse il migliore dell'intera manciata di brani. Anzi, se FG non avesse vinto Sanremo tre anni prima sono sicuro lo avrebbe vinto quest'anno, la sua canzone per me è migliore di quella di Diodato... il ritornello poi è ben costruito e Francesco lancia un messaggio forte quando dice: “Tutto quello che ci manca e che cerchiamo per poterti dire che ti amo!”. Ossia, in tempi di precarietà sociale e lavorativa, c'è un'economia e una rinuncia anche ai sentimenti. Si prosegue con "Cinesi", che non ha alcun riferimento al Coronavirus come si potrebbe pensare, bensì nella canzone si dice "tu che sei la più bella e non ci credi, con il vestito preso dai cinesi", quindi un non dare importanza all'abito e alle mode in un mondo in cui "le tendenze vecchie fanno finta di essere nuove"; "Shambola", da non confondere con "Shambhala", il regno mitico del buddismo tibetano, parla invece attraverso Adamo ed Eva degli equilibri necessari per portare avanti un discorso di coppia; "Duemiladiciannove", uscita anch'essa come singolo, è una serie di giochi di parole e citazioni attuali con qualche richiamo al sistema sociale, ma sinceramente non mi entusiasma; "È un'altra cosa", alla fine risulta una delle migliori del disco insieme a "Viceversa", pur essendo una sorta di "numero due" rispetto a "Tra le granite e le granate" e "Pachidermi e pappagalli"... Il penultimo pezzo è l'ossimoro "Bomba pacifista"... già, dopo le granate, la "bomba"... nel pezzo si suggerisce di trasformare le proprie debolezze in punti di forza, in "bombe pacifiste" appunto; chiude il disco "Cancellami", dove si chiede al partner di cancellarlo, non per dimenticarlo, ma per evitare che i ricordi siano dolorosi. Il testo è il più scarno dell'album e preme soprattutto sul ritornello.

Rispetto al lavoro precedente, manca quella vena malinconica come per esempio ne "L mia versione dei ricordi", mentre sul versante quantità i 9 pezzi sono tutti suoi e non vi è alcuna cover, come "Susanna" in "Magellano".

Morale della favola: anche questo disco merita 2 stelle, nel senso che non è una "proposta (musicale) indecente", non è spazzatura, ma non ha quella sostanza per poter passare alle tre stelle. Insomma, i discografici hanno congelato FG per due anni per poi rimetterlo sulla piazza con lo stesso "giocattolo" con cui aveva "sfondato" tre anni prima.

Credo a questo punto che Gabbani, per non perdere di credibilità, debba far passare altri tre anni e presentarsi con un prodotto diverso dagli ultimi due, magari più vicino a "Eternamente ora". Altrimenti rischia di diventare subito ripetitivo e di giocarsi subito tutte le carte.

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